Una volta l’anno, solitamente d’autunno, AvaEva organizza un convegno tematico. È l’occasione per le donne della generazione delle nonne di approfondire con l’aiuto di specialiste uno o più temi che le riguardano. I successivi ateliers permettono poi alle partecipanti di ritrovarsi per riflettere e scambiare idee ed esperienze inerenti ai temi proposti. Un momento artistico e conviviale chiude la giornata in un’atmosfera gioiosa.

Convegno 2016: Presentazione del lavoro al Mandala

di Daniela Panzeri e Mirella Guglielmoni / Ristorante Casa del Popolo, Bellinzona – 20 ottobre 2016

 

Scrivere su un mandala per poterlo offrire ad altre donne, alla casa delle donne, è il pensiero che ci ha accompagnate durante gli incontri. A loro ci siamo rivolte empaticamente mentre abbiamo scelto parole e frasi, attingendo a riflessioni personali e agli scritti raccolti tramite il lavoro nel gruppo allargato. È stato un percorso lento, attento e preciso.

Un’AvaEva ha scritto:

“Comporre una frase e scriverla su un mandala è stato un lavoro d’insieme che ha dato nuovo valore a tutte le parole. Scriverle mentre le amiche in silenzio mi aiutavano a girare la tela, ha attivato in me e nel gruppo una qualità di attenzione che nasce da dentro, creando densità, nuova vita ad ogni singola parola.”

Un’altra AvaEva ha scritto:

“Creare un mandala è un’esperienza particolare che tocca gli aspetti più intimi di noi. Il mandala è l’espressione di sentimenti profondi che fanno vibrare le corde più nascoste del nostro essere, manifestando l’aspetto creativo, il senso poetico e artistico, generando un’armonia nel tutto. È stato un momento di condivisione speciale che ci ha fatto sentire unite a tutte le donne che lottano per il rispetto e la dignità umana. Grazie a tutte le donne che hanno collaborato e a tutte le donne che leggeranno e riceveranno forza e coraggio per continuare nel loro cammino”

Questo tessuto sul quale sono stampati cerchi concentrici proviene dal Giappone, da un centro per la Pace che si trova ai piedi del vulcano Fuij.

Lavori individuali e collettivi con i mandala di scrittura sono proposti in tutto il mondo, all’interno di progetti di educazione alla pace e alla creatività.

Ora lascio spazio per la consegna.

Grazie a tutte.

 

 

4° Convegno 2016: La tarda libertà

4° Convegno: sintesi

Casa del Popolo, Bellinzona – 20 ottobre 2016

 

Introduzione

Norma Bargetzi, coordinatrice di AvaEva, apre la giornata e trasmette i saluti di Luca Corti, nuovo direttore del Percento culturale Migros Ticino, che scusa la sua assenza per impegni. Quindi passa la parola ad Anette Stade, capoprogetto della GrossmütterRevolution, per il saluto della consorella svizzerotedesca. In seguito spiega lo svolgimento del convegno, presenta il contenuto della mappetta fornita, attirando in particolare l’attenzione sulla bibliografia “nonni” (vedi), e la bibliografia sulle donne anziane (vedi) allestite per noi dalla Biblioteca cantonale di Bellinzona, la quale è presente anche con una bancarella di libri nell’atrio.

 

I progetti di AvaEva

Attivi al momento sono i seguenti progetti:

  • Caffè narrativo (in tedesco): discussioni tematiche, il gruppo è attivo da 3 anni ed è gestito da Regula Stern-Griesser ed Eleni Stäheli
  • Camminare insieme: passeggiate nella natura organizzate da Renata Ferrari
  • Nonni e nipoti, quali diritti?: gruppo di discussione tematico gestito da Raquel Galli Zirpoli
  • L’arte di vivere e l’arte di morire: gruppo di riflessione sugli ultimi anni di vita e la mort, attivo da 2 anni, coordinato da Romana Camani-Pedrina
  • Riflessioni al femminile: animato da Caterina Wolf con Raquel Galli Zirpoli prende lo spunto da film o fiabe per riflettere sulla condizione della donna anziana
  • Incontri luganesi del lunedì: il gruppo è gestito da Anita Testa-Mader (si veda qui sotto: “Donne di AvaEva si raccontano”)
  • Abitare e invecchiare: gestito da Daniela Abruzzi, il gruppo è momentaneamente in pausa

 

Sul tavolo in un angolo della sala sono disponibili i volantini di questi e di altri progetti in cerca di aveeve interessate: un gruppo sul tema dei famigliari curanti, un gruppo di condivisione e discussione per nonne, un gruppo per imparare a scrivere “storie” vissute in prima persona (in tedesco), un progetto di incontri culinari tra nonne/i e nipoti.

  

Tavola rotonda: La tarda libertà

Vi partecipano:

  • Renata Dozio, direttrice del Consultorio familiare dell’associazione Comunità familiare
  • Raquel Galli Zirpoli, membra del gruppo di pianificazione di AvaEva
  • Anna Mattia, consulente e mediatrice familiare
  • Liliana Mornaghini, dr. med., psichiatra e psicoterapeuta,
  • Maria Pagliarani, psicoanalista

 

La conduzione è affidata alla giornalista Mirella de Paris, nota voce radiofonica, la quale ha chiesto preventivamente alle partecipanti di preparare un breve intervento.

Renata Dozio parla delle nuove sfide, ma anche delle nuove risorse delle donne della nostra età. Raquel Galli Zirpoli evoca la felicità dell'essere nonne, il bisogno di bilanciare i propri bisogni con le richieste dei famigliari, la necessità di riconoscere i limiti e saper dire di no. Anna Mattia parla della tarda età, delle libertà e anche del diritto all’ozio che ci conferisce. Liliana Mornaghini invita tutte a esplorare nuove possibilità, ricordandoci che è sempre “meglio tardi che mai”. Maria Pagliarani, molto attenta i bisogni delle giovani madri e della prima infanzia, offre la sua disponibilità a rispondere alle domande delle nonne, vista la sua lunghissima esperienza.

 

Presentazione del quaderno "Donne di AvaEva si raccontano"

Anita Testa-Mader e Sonia Crivelli descrivono l’approccio degli incontri luganesi del lunedì e illustrano i contenuti del documento "Donne di AvaEva si raccontano. Gli incontri luganesi del lunedì", consegnato a tutte le partecipanti (leggi).

 

Consegna del mandala di AvaEva alla Casa delle donna

In sala è appeso un grande mandala colorato, realizzato da un sottogruppo degli Incontri luganesi. Vi si dipanano cerchi concentrici di frasi con le quali il gruppo spera di dar forza e coraggio a tutte le donne che lo leggeranno, come spiega Daniela Panzeri presentandolo (vedi).

Il mandala viene quindi donato all’associazione Consultorio delle donne di Lugano, rappresentato dal presidente avv. Daniele Jörg. Egli ringrazia e descrive brevemente la storia e l’attività del Consultorio, rendendo omaggio alla persona di Sonny Buletti, una delle fondatrici e, fino al pensionamento, una delle figure chiave di questa istituzione di difesa delle donne in Ticino, la quale dispone di due strutture: il consultorio stesso e la casa delle donne.

 

Relazione 

  • Heidi Witzig, storica, scrittrice, membra del matronato della GrossmütterRevolution:
    Il gruppo del Manifesto: inizio, obiettivi, azioni, conquiste (leggi)
    Manifesto della GrossmütterRevolution (leggi)

Ateliers 

  • Atelier : La tarda età
    Raquel Galli Zirpoli dice che il gruppo ha discusso con profitto, definendo il significato della libertà nella tarda età per le partecipanti stesse. Un esercizio arricchente, che ha permesso di parlare della libertà in casa e rispetto ai figli, degli impegni prima della pensione, del poter decidere cosa fare quando e come dopo il pensionamento. Infine il gruppo ha evidenziato la distinzione fra libertà del fare e libertà dell’essere.
  • Atelier: Un manifesto per la Svizzera italiana
    Anita Testa-Mader riferisce di una discussione molto ricca che ha preso lo spunto dalla relazione di Heidi Witzig. Si sono toccati diversi punti, tra cui l’ambivalenza provata riguardo a un manifesto. Quanto ai contenuti, invece, è sentito il tema dell’abitazione per le persone anziane. Ma prima che AvaEva si addentri in temi precisi andrebbero approfondite le specificità del Ticino rispetto ad altri cantoni. Un ulteriore punto riguarda l’opportunità di privilegiare temi un po’ sguarniti: in Ticino esistono tanti enti attivi in campi diversi, ma anche tanti che non si occupano molto di noi donne. E questo potrebbe essere per AvaEva il campo in cui operare. 
  • Atelier: Un piccolo mandala
    Daniela Panzeri ha animato un atelier di riflessione meditativa e racconta che le partecipanti si sono addentrate nello specifico di alcune parole che poi sono state scritte su un piccolo mandala mandala collettivo. E con stupore n’è uscita una storia, il cui testo recita:

 

Mandala di AvaEva 

Sono natura rigenerante e gioiosa

meraviglia, venerazione, gratitudine e gioia

sono ciò che è stato creato

mare, vento, meraviglia

l'amore per l’universo

shanti, condivisione, solidarietà

ammirazione, silenzio, natura, gioia profonda

sentirmi parte di un'entità più grande

acqua arpa e suono

Mandala AvaEva 1 Mandala AvaEva2

 

  • Atelier a tema libero (in tedesco)
    Regula Stern e Verena Singeisen racontano che il gruppo tedescofono si è dapprima chinato sul significato dell’invecchiare in una cultura diversa. Si è poi soffermato su alcune differenze specifiche, sul desiderio di rimanere in Ticino o tornare Oltregottardo, sulle ripercussioni che ciò ha se si vive sole o in coppia. È giunto anche a interrogarsi in merito al desiderio di essere sepolte qui o no. Tutte domande che alle partecipanti vengono spontanee poiché si sentono sempre un po’ ospiti, pur vivendo qui da anni se non da decenni. Un altro tema affrontato è stata la libertà di scelta, magari oggi più o meno ridotta, ma riguardo alla quale si reputa che sia tuttora possibile provare o riprovare a fare tante cose.

 

Intervento musicale 

Il canto è un modo ricco di comunicare e infatti le donne hanno sempre cantato. Così, non da ultimo per coltivare il legame con la giovane generazione AvaEva ha chiesto alle giovani musiciste del

 

  • duo Y.amadas
    segnatamente la cantante Raissa Avilés e la chitarrista Laura Martí, di concludere la giornata con un tocco di poesia. Al termine di un piccolo ma apprezzatissimo recital di canti del mondo che parlano di donne e della loro vita, Laura Martì ha ringraziato le partecipanti al convegno per il grande lavoro che stanno svolgendo per loro, la prossima generazione di donne-nonne.

 

In chiusura…

Il convegno si chiude con i ringraziamenti della coordinatrice Norma Bargetzi, e della capoprogetto della GrossmütterRevolution Anette Stade per tutta la bella energia di cui le partecipanti sono state portatrici durante la giornata e sprigionatasi anche nel canto.

 

 

Convegno 2015: Relazione di Bruna Martinelli

Le nonne di un tempo

di Bruna Martinelli, nonna, contadina, scrittrice |  Scuola Club Migros, Lugano – 1° ottobre 2015

 

Inizio a parlare di tante nonne a causa delle persecuzioni senza limite di questi e altri tempi terribili (Califfato e Plaza de Mayo). Per fortuna dalle nostre parti non ci sono questi orrori e noi nonne possiamo goderci la gioia di veder crescere bene i nostri nipoti. Anche se siamo sempre con le antenne rizzate perché sappiamo come per i giovani, soprattutto adolescenti, non sia facile affrontare la vita.

A me, quando ho tenuto tra le braccia la mia prima nipotina avevo quarantadue anni, è parso di diventare mamma un’altra volta. E così fu per tutti gli altri nipoti. Un tempo, almeno nei nostri villaggi, la famiglia era spesso formata da nonni, genitori, figli e zii che abitavano, se non sotto lo stesso tetto, non molto distante. Ora è diverso. I nostri figli spesso hanno formato una famiglia lontano da noi genitori e noi vediamo i nipoti molto meno di quanto vorremmo. Ricordo che assieme alla zia Luigina e Teresa, allo zio Ottavio e allo zio Luca c’era, nella nostra famiglia, la figura centrale della nonna Felicita, detta Pinota.

Nei mesi di settembre ottobre, verso gli anni trenta, noi, sei ragazzi nipoti di Felicita, stavamo con lei in montagna con le mucche e le capre tornate dagli alpi e anche alcune galline portate su con il gerlo e con le gambe legate perché non volassero via. Sei ragazzi tutt’altro che tranquilli, cugini fra loro, la più grande aveva dodici anni e il più piccolo cinque.

Lei, la nonna dominava su tutti. Assegnava i lavori da fare, rimproverava, insegnava e consolava i piccoli per le immancabili sbucciature alle ginocchia. Era severa, ma mai cattiva, ed era capace di gestire quel gruppo di ragazzacci come un caporale. Mi pare ancora di vederla. Piccola, magra con la pelle scura, arsa dal sole e dal vento con un naso forte che spiccava sul volto scavato. Si vestiva sempre con una gonna scura e ampia e con il grembiule legato alla vita. Sopra la camicia bianca o quasi bianca, con le maniche rimboccate, portava un corpetto allacciato con piccoli uncini. Calzava soltanto e sempre gli eterni peduli e in testa non mancava mai la pezzuola scura a nascondere la piccola crocchia grigia. Aveva le mani forti e nodose abituate a ogni attrezzo di lavoro e per quel che si poteva vedere, le gambe storte per il gran portare pesi. Così si presentava a noi e mai che noi avessimo il coraggio di disubbidire o di criticarla. Magari scantonare un poco, quello sì!

Lei era la prima ad alzarsi e l’ultima a venire a letto. Alla sera sbrigava le faccende e preparava gli arnesi da lavoro per il giorno dopo. Poi finalmente si sedeva. Levava dalla tasca la corona del rosario e “In nomine Patris et Filii et Spiritus Santus” pregava per il lavoro, la salute dell’anima e del corpo di tutta la famiglia e per l’eterno riposo a chi prima di lei aveva abitato quella cascina. Noi tutti, nel grande lettone, sul saccone riempito di profumate foglie secche di faggio, ci addormentavamo cullati da quel mormorio. Quando al mattino rotolavamo fuori dal letto semi addormentati e affamati lei aveva già munto mucche e capre. Sul tavolo all’aperto se era bel tempo o se no seduti sullo scrigno, o cassone, o sulla grande panca vicino al fuoco divoravamo le fette di pane o più spesso quelle della polenta del giorno prima messa a mollo nel latte con un goccio di caffè oppure la minestra della sera precedente. Dar da mangiare a così tante bocche affamate non doveva essere facile in una casa dove i viveri arrivavano una volta alla settimana. Non abbiamo mai sofferto la fame. C’era latte in abbondanza, burro, formaggio, uova, se il falco non era calato a rapire le galline, polenta, minestra di riso e latte, qualche volta pasta e raramente patate.

Siamo cresciuti così, anno dopo anno, una vita attiva. Era nostro compito condurre le mucche al pascolo, andare a cercare le capre che salivano sempre in alto, portar letame, far legna, ma ci divertivamo anche con le corse per i prati, con giochi come Mosca, Bandera, “È arrivato l’ambasciatore”, “O che bel castello” e con le discese veloci sui pendii con un asse a mo’ di slitta frenando con i piedi. Ricordo anche le recite di tragicommedie inventate dalla sorella più grande. Il palco era la sommità pianeggiante di un grosso sasso situato in mezzo al prato. Uno dei giochi da me preferito era la sfida di chi ce la faceva più volte a passare sotto la pancia delle mucche che pascolavano senza esser calpestata o colpita dalla pesante coda sporca di letame. Per diversi anni restammo in montagna con la nonna poi, a poco a poco noi ragazze prendemmo il suo posto nei lavori con le bestie e con la truppa che variava di anno in anno. I ragazzi cresciuti restavano in paese e andavano a “imparar mestiere” e venivano rimpiazzati dai piccoli, gli ultimi nati.

Poi un giorno la nonna fu trovata svenuta in campagna dove si era recata a lavorare. Collasso cardiaco dichiarò il medico. Lei si riprese, ma non fu più la stessa. Si lamentava in continuazione di noi nipoti, cosa che non aveva mai fatto. Si ammalò e adagio adagio si spense come una lampada che non aveva più olio. Aveva settantacinque anni.

Ho parlato della Pinota che per me fu una figura importante, pur con tutte le sue contraddizioni, come ogni persona. Per lei, ad esempio tutto o quasi era peccato, come guardarsi allo specchio, il giocare alle carte come “quelli delle osterie”, la vanità, lo spreco, anche quello di un solo boccone di pane, ma soprattutto lo stare con i ragazzi. Era il suo modo di educarci e le sono grata perché ci voleva bene.

Ho conosciuto nonne che picchiavano i nipotini creando dei ragazzi ribelli. So di una nonna che non accettò mai la nipote forse perché non era d’accordo sulla scelta della moglie fatta dal figlio, ma si attaccò quasi morbosamente al nipotino colmandolo di regali e coccole.

Ho conosciuto anche una nonna che lodava e ammirava i nipoti avuti da una figlia, mentre disprezzava e criticava quelli di un’altra figlia creando tensioni fra le due famiglie. Purtroppo ci sono anche genitori separati che proibiscono ai figli di frequentare i genitori dell’ex coniuge. Ci sono però anche storie belle di nonni che, dopo il divorzio di uno dei figli, accettano con gioia i figli nati da una nuova famiglia, insegando ai bambini ad amare l’eguaglianza. Ai nostri giorni si chiama “famiglia allargata”. In qualsiasi situazione di conflitto, rancore e ingiustizia non bisogna mai dimenticare che la cosa più importante sono i bambini che hanno bisogno di pace e amore per crescere.

La relazione è stata completata da passaggi dal suo libro

“La forza delle donne”, racconti – edizioni Pudelundpinscher

 

Nel suo secondo libro, Bruna Martinelli dedica i propri ricordi a varie donne del suo paese e abbozza così l'immagine di una «condition féminine» molto comune nel Ticino rurale e religioso della prima metà del Novecento: l'immagine di una donna che aveva valore solo se era sposata e sapeva svolgere ogni lavoro di cui c'era bisogno. «Attualmente si parla tanto di uguaglianza tra uomo e donna. Mi sta bene, la trovo giusta. Mia nonna avrebbe detto che il mondo era diventato matto; a sentire lei, le donne dovevano ubbidire, lavorare, risparmiare e mai, mai starsene con le mani in mano. Ho visto donne con i ferri da calza in opera anche quando andavano in montagna. Per loro c'erano i carichi più pesanti e i lavori più noiosi. Tante erano considerate poco più delle bestie nella stalla.» (Bruna Martinelli)

 

  Brossura, 196 pagine, 13.2 x 17.6 cm Testo italiano e traduzione tedesca (Andreas Grosz) Prefazione di Giancarlo Verzaroli Con fotografie storiche  ISBN 978-3-906061-04-7

 

 

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