Sintesi della 3a Tavola rotonda di AvaEva

Sala Runa, FTIA, Giubiasco – 16 maggio 2017

 

Introduzione

Terminata l’Assemblea costitutiva di AvaEva, la coordinatrice Norma Bargetzi apre la Tavola rotonda dedicata quest’anno esclusivamente alla presentazione dei nuovi progetti: sia proposti da AvaEva, sia da realizzare mediante collaborazioni esterne.

La coordinatrice cede per questo dapprima la parola alle proponenti esterne:

La prima proposta è presentata da Silvia Sabatino, una danza-educatrice che presenta la Community-Dance: una forma di movimento organizzato e artistico nato in Gran Bretagna negli anni 70 e adatto a tutti. I progetti si concretizzano con performance finali aperte al pubblico.

La coordinatrice segnala in seguito due proposte sul tema degli emigranti. La prima arrivata da più parti, ma in particolare da parte di una ginecologa del Malcantone. Si tratterebbe di organizzare un sostegno per famiglie di migranti, rifugiati, richiedenti l’asilo, nonché mamme in gravidanza che si trovano qui senza conoscere nessuno.

Un’ulteriore proposta, sempre sullo stesso tema, è di Renata Campana che, avendo avuto contatti con famiglie di migranti, si è resa conto che oltre al sostegno da parte delle istituzioni ufficiali a queste persone manca la condivisione del loro vissuto e la possibilità di conoscenza reciproca. AvaEva potrebbe occuparsene portando loro la vicinanza come mamme-nonne, aiutandole a imparare la lingua o cucinando insieme.


A questo proposito la coordinatrice segnala che AvaEva ha avuto contatti con la cooperativa Baobab di Bellinzona e l’Associazione tRaGitto di Lugano, due centri di accoglienza, che se ne stanno già occupando. Invita le interessate a segnalare il loro nome e si vedrà come procedere per eventuali collaborazioni.

Veronica Carmine presenta invece un nuovo progetto culturale sostenuto dal Percento culturale Migros, dal nome “GaM, Generazioni al museo.” Ha avuto l’occasione di incontrare la creatrice di GaM, la quale l’ha convinta che è possibile introdurre una dimensione sociale all’interno del museo per il tramite di uno scambio intergenerazionale. In Ticino ci sono ben 11 musei etnografici: il progetto ha lo scopo di farli diventare luoghi di socialità per eccellenza. Invece di fare la visita guidata acquisendo solo informazioni, l’ospite si mette anche in relazione con gli altri.
Ad AvaEva propone una collaborazione. L’idea è di formare un gruppo di almeno 5 persone che poi si incontra in un museo con un altro gruppo di persone (p.es. un gruppo di AvaEva e uno di migranti). A coppie, preferibilmente con almeno 15 anni di differenza, si percorrono le sale del museo per scegliere insieme l’oggetto preferito. L’intento dello scambio intergenerazionale è di usare l’oggetto come alibi per parlare di sé. Alla fine tutti i partecipanti visitano il museo e si ascoltano le storie scaturite da questi incontri. Il curatore a sua volta parlerà dello stesso oggetto e della sua funzione contestualizzandolo. L’incontro si chiude con uno spuntino. Informazioni su www.generazioni-al-museo.ch

Un altro progetto del Percento culturale Migros è il Musée imaginaire Suisse – MiS, che Veronica Carmine definisce come il fratellino di GAM. Si visita il Museo normalmente, in coppia o in gruppo, si sceglie l’oggetto preferito, si scatta una foto dello stesso, la si pubblica nel sito www.mi-s.ch con un commento o una storia legata all’oggetto in questione, e vi si aggiunge un selfie. Alla fine ne risulterà una collezione virtuale, una specie di nuovo museo creato dal basso. Inoltre, poiché si menzionano i partecipanti, vien pure data visibilità ai partner che vi hanno contribuito.

Veronica Carmine conclude segnalando i due prossimi eventi ai quali invita a partecipare: il 15 settembre 2017 al Museo della comunicazione di Berna un incontro di tutti i gruppi che hanno fatto l’esperienza con GaM per condividere le testimonianze; e il 28 ottobre 2017 al Monte Verità, nella casa Annata appena ristrutturata e aperta al pubblico, un’esperienza con GaM dentro gli spazi di questo museo. Invita altresì le partecipanti a servirsi dei prospetti esposti sul tavolo delle pubblicazioni.

Annamaria Pianezzi-Marcacci porta la sua testimonianza. Con le donne del gruppo di narrazione del quale fa parte ha organizzato una serata molto suggestiva al Museo di Val Verzasca a Sonogno. Le narratrici, una per sala, raccontavano storie adatte sia ai bambini che agli adulti. L’esperienza continua ed è molto apprezzata: rivitalizza il luogo e lo rende un posto creativo.

La coordinatrice segnala che Silvia Vegetti Finzi ha chiesto all’Associazione AvaEva di poter presentare il suo libro “L’ospite più atteso. Vivere o rivivere le emozioni della maternità”.
E’ stata messa in contatto con la Libreria dei ragazzi a Mendrisio per organizzare la presentazione in giugno (per la data si veda la newsletter).

 

A questo punto si passa agli atelier e progetti di AvaEva:

Raquel Galli Zirpoli parla del gruppo Diritti nonne-nipoti. L’idea era partita dal bisogno di alcune nonne che, dopo conflitti magari a seguito di divorzi dei figli, non riescono più ad avere contatti con i loro nipoti. Si sono chieste se esiste un diritto, una legge alla quale appellarsi. Il gruppo ha incontrato altri gruppi che se ne stanno occupando e assieme vorrebbero pubblicare un flyer con le indicazioni utili per chi si trova in una situazione simile. Adesso nel gruppo sono rimaste solo in due e sperano di trovare nuove partecipanti.
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Romana Camani-Pedrina presenta anche a nome di Verena Singeisen l’atelier Storia-storie: uno spazio di scrittura libera e condivisione. Trasferire su carta o su computer le proprie storie, i propri ricordi, creare una fiaba: le possibilità sono molte. Verena vorrebbe p.es. raccontare un’avventura in cui una nonna sia la protagonista. Romana vorrebbe testimoniare di oggetti o modi di fare andati in disuso, o anche creare un albo di famiglia. Immaginano che ci siano altre donne col desiderio di scrivere e di lanciarsi in questa avventura. Il primo incontro è per la fine di settembre. Si prevede di lavorare in italiano e tedesco, cercando di tradurre i testi.
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Frieda Lüscher propone il progetto Vivere da sole nell’anzianità. Le donne che vivono da sole sono in continuo aumento, e in Ticino anche più che nel resto della Svizzera. In tutta la Svizzera sono 1'300'000: una parte consistente della società. Per molte di esse ci sono problemi di isolamento, solitudine, difficoltà finanziarie, perdita dell’autonomia. Come affrontare tutto ciò? Il primo incontro, aperto a donne nubili, vedove, divorziate che vivono da sole, è previsto per settembre.
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Anita Testa-Mader parla del progetto Riscoprire e ridefinire i nostri valori in un confronto intergenerazionale. Il progetto nasce dagli Incontri luganesi del lunedì, un gruppo di riflessione attivo dal 2014 al 2016 che ha discusso una serie di temi i cui contenuti sono raccolti nel quaderno Le donne di AvaEva si raccontano , presentato al Convegno di AvaEva 2016. Questi incontri hanno permesso di imparare molte cose, tra cui ascoltare e rispettare opinioni e sensibilità diverse. Questo arricchimento ha invogliato le partecipanti a continuare con nuovi progetti da proporre ad AvaEva. Il tema conduttore di questo nuovo gruppo dovrebbe essere: cosa rimane dei valori per i quali ci siamo battute negli anni 70 fra le generazioni di oggi? Si propone di procedere in due tappe: un periodo di approfondimento di alcune tematiche che potrebbero poi diventare una traccia per i contenuti degli incontri con le/i giovani; in un secondo tempo discutere di questi temi con giovani donne in incontri individuali o di gruppo.
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Daniela Panzeri propone e presenta un progetto di sperimentazione e ricerca nell’ambito delle Decorazioni legate alla simbologia femminile. Dopo l’esperienza degli Incontri luganesi del lunedì, con la creazione di mandala dai testi abbelliti con decorazioni, vuole continuare, ritenendo però interessante non più focalizzarsi sulla scrittura e sul contenuto, ma sugli aspetti decorativi. Decorare in modo libero e divertente, senza avere modelli, su fogli sui quali ci sono già delle forme (uovo, farfalla, vaso, ecc.). Propone come testo di riferimento di partenza uno scritto dell’archeologa lituana Marija Gimbutas che parla del mito e del culto della Dea Madre. Il luogo d’incontro potrebbe essere a Lugano, ma sarà deciso a dipendenza delle partecipanti.
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Sonia Crivelli, propone il progetto Previdenza vecchiaia: le AveEve si interrogano, tema di stretta attualità anche in previsione della votazione del 24 settembre 2017 sulla Riforma della previdenza per la vecchiaia 2020. Si parla molto di questo argomento e non è sempre semplice districarsi tra cifre e opinioni contrastanti. Ricorda che le donne in Svizzera ricevono rendite del 37% più basse rispetto a quelle degli uomini. Il gruppo avrà il compito di organizzare come Movimento AvaEva un dibattito sulla Riforma 2020 con la partecipazione di donne contrarie e favorevoli. Dopo di che potrebbe nascere il desiderio di riflettere sulla questione previdenza in senso più ampio, su temi socio-economici e socio-politici legati alla situazione delle donne della generazione di AvaEva.
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Il progetto Abitare e invecchiare è presentato da Daniela Abruzzi-Tami. Questo tema pratico si affaccia prima o poi nelle nostre vite, magari anche suscitando preoccupazione. Si deve essere protagoniste delle proprie scelte e non lasciare la decisione ad altri. Il gruppo ha iniziato ad incontrarsi nel 2014 per capire cosa si poteva fare, soprattutto perché le problematiche e le soluzioni abitative per domani toccano di più le donne. Sui giornali se ne parla spesso, ma si tratta per lo più di progetti fuori portata per la maggior parte degli anziani. Il gruppo vuole muoversi facendo un’indagine su quanto esiste e su quali opzioni potrebbero interessare. Si pensa anche a un sondaggio su come si immagina l’abitare di domani o dopodomani, per poi arrivare a diffondere nuove idee e progetti fattibili.
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Le interessate a partecipare ai gruppi sono invitate dalla coordinatrice a iscriversi usando i tagliandi a disposizione sul tavolo della presentazione dei gruppi.

Il pomeriggio si conclude con una poesia, generoso regalo di Annamaria Pianezzi-Marcacci ad AvaEva:

AvaEva          

L’incanto di Eva è

nella bambina che si

vede allo specchio la

prima volta; è il

sorriso velato, la

scoperta della prima

ruga e le altre a

seguire, luna dopo

luna, percettibili

appena, poi profonde

sulla pelle e nell’anima.

Nel cuore no, il cuore non

ha rughe, mai, l’amore

di Eva, puro, segue

l’onda della vita ed

Eva cambia ancora

e, se diventa Ava,

il ciclo magico si

completa, diventa

AvaEva

 

Prima di chiudere la Tavola rotonda, la presidente del giorno Sonia Crivelli annuncia che il prossimo Convegno di AvaEva si terrà il 26 ottobre 2017 all’albergo Pestalozzi di Lugano.
Ringrazia le partecipanti all’incontro odierno e augura a tutte tanta energia e ai progetti di AvaEva tanto successo.

Sintesi della 2a Tavola rotonda di AvaEva

Centro Giovani, Mendrisio – 29 aprile 2016

 

Introduzione

La coordinatrice di AvaEva Norma Bargetzi saluta le partecipanti e spiega lo svolgimento del pomeriggio. Quindi passa la parola ad Anita Testa-Mader per la presentazione del progetto di AvaEva “Incontri luganesi del lunedì” e dei quattro ateliers previsti per questo pomeriggio riservato alla discussione e all’approfondimento.

 

Il progetto Incontri luganesi del lunedì

Il progetto è nato dalla necessità di avere dei momenti d’incontro regolari durante i quali confrontarsi su vari argomenti. Le donne si sono sempre incontrate e hanno parlato tra loro, in piccoli e grandi gruppi, mentre erano occupate in attività manuali o sulle soglie di casa con le vicine, o davanti alle porte di asili e scuole, sulle panchine dei giardini dove i figli e le figlie giocavano, con le colleghe o amiche davanti a una tazza di caffe o in momenti più formali: associazioni femminili e femministe, gruppi di lettura e tante altre occasioni ancora.

Allora perché creare degli “incontri” nell’ambito dell’attività di AvaEva, a fianco di altri progetti molto diversificati? È utile ricordare la nascita e lo sviluppo di questi incontri, in corso dal mese di dicembre del 2014.

Già durante il primo convegno di AvaEva del 2013 (in particolare negli atelier) e in diverse occasioni nel corso del 2014, erano emersi spunti di riflessione e discussione su tematiche legate ai vari campi di interesse di AvaEva, che non era stato possibile approfondire per mancanza di tempo e spazi adatti.

E’ quindi scaturita l’idea di proporre anche nel luganese dei momenti di incontro mensili in un luogo fisso (generalmente il primo lunedì del mese presso la Scuola Club Migros di Lugano), con l’obiettivo di rispondere a un desiderio di continuità e riflettere collettivamente su temi decisi di volta in volta inerenti ad AvaEva (nonne e non nonne).

Per i contenuti, abbiamo cercato insieme un filo conduttore che desse un senso al percorso.

Da un progetto della Svizzera tedesca che si chiama “Neue Frauen-Alterskultur konkret” (Una nuova cultura della vecchiaia femminile), abbiamo ripreso in particolare l’idea di essere noi stesse a definirci, specificando quali sono i nostri temi, i nostri disagi e bisogni, le nostre speranze, aspettative e rivendicazioni. Quindi non si è trattato di fare delle sintesi di testi sociologici o di raccogliere opinioni di “esperte”, ma di costruire insieme un pensiero basato sulle esperienze di noi donne in età da nonne, un pensiero che esprima cosa è importante per noi stesse e per la società, e che vogliamo far conoscere e riconoscere (ossia dargli visibilità e valore).

Con questo spirito abbiamo voluto lasciare molto aperto lo scambio di idee ed esperienze sui vari temi, tuttavia con la volontà di lasciare una traccia del lavoro svolto, quindi con registrazione delle discussioni e raccolta del materiale (testi, mail, disegni, ecc.). Agli incontri, aperti a tutte e annunciati nella newsletter di AvaEva, hanno partecipato ogni volta una dozzina di donne e le discussioni sono state molto ricche e coinvolgenti per tutte.

Attualmente stiamo continuando a incontrarci discutendo di nuovi temi (ad esempio l’amicizia e le relazioni tra donne, i valori e la progettualità, mentre il prossimo sarà dedicato agli aspetti socioeconomici nella terza e quarta età), e nel frattempo stiamo elaborando una sintesi dei contenuti degli incontri che vogliamo cominciare a condividere oggi con voi e forse, più avanti, anche con donne di altre generazioni. Nel frattempo un gruppo si è dedicato alla creazione di un mandala su un grande tessuto. Lo vedete qui esposto e verrà offerto a un’associazione o ente che si occupa di diritti delle donne.

I temi trattati nel 2015 sono stati quelli di cui vogliamo parlare oggi, ossia: “appartenenza”, “competenze e autostima”, “corpo e salute”, “cura”. Ma prima di passare ai temi, ancora alcune riflessioni sul percorso fatto finora, che potrebbe essere utile anche per altri eventuali gruppi che volessero crearsi.

Innanzitutto va sottolineata l’evoluzione avvenuta all’interno del gruppo. Siamo partite come gruppo del tutto casuale, basato solo sull’interesse dimostrato da un certo numero di donne per un volantino presentato in occasione del convegno di AvaEva del 2014. Quindi, a parte alcune che già si conoscevano e si frequentavano, non un gruppo di amiche abituate da tempo a parlare tra loro anche di questioni personali, ma donne con storie, biografie, idee molto eterogenee. Alcune con percorsi segnati dalla partecipazione diretta ai movimenti femministi del dopo-68, altre invece con interessi spiccati per temi legati alla spiritualità e al rapporto con la natura. Alcune che vivono in coppia, altre da sole, alcune nonne più o meno impegnate con nipotini e nipotine, alcune ancora attive professionalmente, alcune cresciute e con una rete sociale in Ticino, altre provenienti dalla Svizzera tedesca. Questa eterogeneità poteva essere un ostacolo ma è stata soprattutto una ricchezza perché ci ha spinte ad ascoltarci a vicenda, senza dare nulla per scontato. Nello stesso tempo si è creato abbastanza in fretta un clima di fiducia reciproca che ha permesso, da un lato, di esporsi su temi anche molto personali e, dall’altro lato, di confrontarsi anche animatamente sugli obiettivi del gruppo.

La modalità di discussione, come già detto, è stata volutamente molto aperta per favorire lo scambio. E il ruolo della coordinatrice, sostenuta da alcune altre avaeve, è sempre stato chiaro: non proporre delle introduzioni tematiche teoriche e una scaletta di discussione rigida, ma animare gli incontri in modo non direttivo, pur rispettando alcune regole: ossia favorire la partecipazione di tutte, mantenere la continuità con l’invio di mail e scambio di materiale tra tutte fra un incontro e l’altro.

Un altro tema è stato quello del confine tra storie personali e aspetti più generali. Questa linea di confine è stata uno spartiacque fluido, in alcuni momenti e per alcune donne prevaleva il desiderio di raccontare le proprie esperienze, in altri momenti invece la volontà di rendere queste ultime più collettive e politiche, in senso ampio, dicendoci per esempio:

  • abbiamo passato anni a conquistare spazi; dobbiamo chiederci dove siamo arrivate
  • come avaeve che tipo di contributo possiamo dare?
  • vogliamo una testimonianza da dare alle nostre figlie e nipoti, alle generazioni più giovani

In questo senso si è posta la questione della valenza collettiva a cui il Movimento AvaEva (e la GrossmütterRevolution) attribuiscono valore, ossia il fatto che queste autodefinizioni di donne in età da nonne, nate dalle nostre esperienze personali e nel rispetto delle differenze biografiche, permettano anche ad altre donne di riconoscersi in alcuni aspetti.

 

Breve presentazione dei quattro atelier

È importante sottolineare che l’obiettivo non è di fare un riassunto di quello che abbiamo detto negli incontri luganesi, ma di mettere in circolo delle idee per approfondirle e arricchirle con le riflessioni che questi temi hanno stimolato in noi e stimolano in voi.

In particolare ci siamo accorte a posteriori che nel corso degli incontri li abbiamo, sì, affrontati sulla base delle nostre esperienze di vita, ma a volte focalizzando poco l’attenzione sulla situazione attuale, sui cambiamenti avvenuti, ossia su ciò che questi temi rappresentano per noi oggi, alla nostra età, nella nostra situazione familiare e sociale. Perciò è quello su cui vorremmo concentrare oggi l’attenzione, stimolando la discussione in questo senso su ciasun tema.

Gli atelier saranno animati dalle partecipanti agli Incontri del lunedì e i temi proposti sono:

  • Corpo e salute
  • Appartenenza
  • Cura
  • Autostima e competenze

A questo punto Anita Testa-Mader sollecita le avaeve presenti a scegliere l’atelier che le interessa maggiormente. Prima che si suddividano, la coordinatrice Norma Bargetzi chiede loro di condensare l’esito delle discussioni in 3 parole-chiave o concetti da condividere alla fine nel plenum.

 

Atelier: Corpo e salute

Corpo e albero

Il corpo può essere simbolicamente paragonato a un albero. Le sue radici affondano nel patrimonio genetico e nella genealogia, radici ricche di vissuti e memorie. Un albero carico di mele, ognuna col suo messaggio. Tuttavia non tutte le partecipanti concordano. Infatti ricordano che le radici sono piuttosto interne, si spostano, cambiano; e il radicamento non è statico. Trovare il senso delle radici corrisponde per talune all’andare via e incontrare altre persone e realtà; per talaltre le radici legate alla terra rappresentano un modo di essere. Comunque si conviene che ogni donna è un unicum, anche se con caratteristiche simili a quelle dei parenti.

L'immagine dell'albero è però suggestiva, segna i cambiamenti. Le trasformazioni del corpo fanno sì che col tempo le donne appaiano meno belle, meno attraenti che in gioventù, e ciò può rendere difficile accettare d'invecchiare, accettare un corpo che sembra "sgretolarsi". D’altro canto, la vecchiaia avvicina le donne che sono state belle a quelle che non lo erano.

 

La fatica di crescere

Diventare donna è un apprendistato continuo attraverso ogni fase della vita e non si conclude mai. Il corpo si trasforma, sottolinea ogni passaggio delle fasi di vita e ci chiama a integrarlo. "Succede che mi metto di fronte allo specchio, e anno dopo anno lo specchio mi riflette in modo diverso", dice una partecipante.

Il menarca è stato per molte partecipanti una sorpresa e uno choc. Non essendo informate, questo passaggio nella vita di donna ha creato ansia. L'informazione alle ragazze è dunque importantissima, ma lo è anche quella alle donne prima, durante e dopo la menopausa. Oggi fortunatamente il rapporto tra generazioni e tra partner è più facile: ci si parla, ci si spiega.

La menopausa sorprende molte donne, le quali non credono agli effetti sul corpo fino a quando si rendono conto di persona dei cambiamenti. Per molte altre può essere una festa, una liberazione.

A proposito dei due passaggi cruciali nella vita delle donne si sono condivise nel gruppo le riflessioni della poeta e scrittrice Maria Rosaria Valentini *):

 

Menarca

Le piastrelle del bagno erano bianche ed anonime, poste in fila l'una dietro l'altra, intervallate

solo dalle fughe grigie.

Un disgustoso odore di varechina vagava nell'aria stordendo il mio olfatto.

Ero magra, sottile come un fil di ferro e triste come un filo spinato.

Due piccoli seni immaturi mi imbronciavano lo stretto torace da bambina.

Raccogliendo le braccia intorno alla vita cercavo di contrastare un intenso dolore al ventre

mai conosciuto prima.

Appoggiata alla fredda parete vidi la sagoma del mio corpo riflessa nella porta di vetro

smerigliato e mi persi a fissare la chiave nella toppa.

D'un tratto avvertii un calore diffuso e tra le gambe vidi scivolare dapprima un muco marrone

e poi, all'interno delle cosce, scese il sangue rosso e denso.

                                                                                        © Maria Rosaria Valentini

 

Menopausa

Non scompare il sangue.

Si rifugia altrove per irrorare pensieri che dilatano nel tempo.

E scorre, scorre sempre, lungo percorsi che non hanno fine, ma che, certo, hanno una meta.

                                                                                       © Maria Rosaria Valentini

 

*) Le poesie di Maria Rosaria Valentini sono tratte da: Sequenza, Locarno, Tipografia-Offset Stazione, 2000. Nel volume le poesie sono affiancate dai disegni di Angela Lyn.

 

Corpo e identità femminile

Riconoscere le parti del corpo che ci rendono donna è un passo importante. Siamo donne con personalità diversificate, ma con tratti che segnano la nostra identità di genere. La percezione e la conoscenza e consapevolezza del corpo danno libertà. Libertà che alle partecipanti sembra un po' eccessiva nel modo di vestire di oggi, considerando le proposte veramente seducenti di abbigliamento per le bambine: le giudicano una sessualizzazione precoce che non rispetta l'infanzia e rafforza gli stereotipi di genere. Questa seduzione può essere pericolosa perché veicola un'idea di emancipazione, ovviamente falsa.

Allora come trasmettere alle giovani, a livello sociale, le esperienze delle avaeve, non per farne una copia ma perché possano fare le proprie scelte e il proprio percorso consapevolmente? Le partecipanti ribadiscono l'importanza dell'autodeterminazione delle donne e quindi il rispetto per le nuove generazioni, che comunque si vorrebbero informate. Fondamentale è parlare quindi con le figlie, i figli, le nipoti e i nipoti.

Ma importante è anche rispettare il corpo, le volontà, i desideri delle persone anziane, soprattutto nelle prestazioni di cura. Le partecipanti sentono con forza la volontà di battersi affinché le loro sensibilità, i loro desideri nell'essere accudite vengano rispettati. E pensano che occorra approfondire la questione per tramutarla in azione politica.

 

Potenzialità e limiti

Riconoscere le debolezze e accettarne i limiti è molto importante; come lo è la capacità di appoggiarsi al potenziale che ognuna sente in sé per trasformare un momento di fragilità in un'opportunità per nuove esperienze. Come avaeve le partecipanti percepiscono limiti fisici, di mobilità. Essi pesano e non è facile accettarli perché rappresentano uno scollamento rispetto al brio della mente, la voglia di fare, i progetti. Può creare ansia il dover fare i conti con un corpo che non risponde alle volontà. Ma le nuove fragilità possono far nascere altri progetti: le avaeve sono creative e sanno trovare soluzioni alternative. Saper adattarsi al cambiamento rappresenta un valore. Saper fare le cose con lentezza può essere una scelta, ma è anche l'accettazione di una caratteristica di questa fase della vita: il tempo, per le partecipanti, ha una dimensione nuova, tutta da cogliere.

Parole-chiave condivise nel plenum:

  • consapevolezza
  • adattamento
  • autodeterminazione

                      

Atelier: Appartenenza

Il gruppo discute anzitutto i significati della parola appartenenza ricorrendo all’aiuto delle definizioni fornite dal vocabolario. In generale per la donna “appartenenza” significa appartenere al genere femminile, a una famiglia, cultura, cerchia di amici, paese o luogo. Tuttavia, se l’appartenenza diventa fanatismo (p. es. in relazione alla religione), diventa anche qualcosa di negativo. L’appartenenza ha dunque diversi risvolti e significati individuali o “duali”, nel senso che una cosa mi appartiene e io appartengo a quella cosa. Per le partecipanti è importante anche appartenere a sé stesse e non solo essere “moglie di…” o “madre di…”.

Le partecipanti riflettono in seguito sui casi in cui sentono di appartenere. Questo sentimento si instaura laddove vi è condivisione, interesse per un’atmosfera, un luogo o territorio, una lingua (per alcune: il dialetto); dove si trova ascolto, sostegno, quando si prova empatia per qualcuno, ci si sente accolte. 

Quanto all’appartenenza al genere femminile di questa età: ebbene, nulla è ovvio, non ci sono modelli, o meglio, ci sono ma si devono cercare col lumino. E in generale le donne faticano sempre il doppio degli uomini. Inoltre non va sottovalutata anche la lotta estetica, che impone alle donne restare sempre belle e snelle.

Infine viene evocata anche l’appartenenza riguardo a piccole e grandi cose, l’importanza che possono avere: si pensi in primis alla salute e, su tutt’altro piano, p. es. un oggetto della quotidianità, magari banale e senza valore che qualcuna porta sempre con sé, un anellino dei propri genitori o altro.

Parole-chiave condivise nel plenum:

  • relazioni
  • empatia
  • condivisione

 

Atelier: Cura

Viene letto un breve testo dal quale emerge il valore relazionale della cura, della presenza e dell’empatia. Si ricercano quindi le associazioni fatte con la parola cura. E la scelta cade anzitutto su: pazienza, rispetto, empatia, condivisione, leggerezza, solidarietà, sensibilità, ascolto, corpo e mente, stimolare la vita, spiegare, relazione, apertura, incoraggiamento, ironia “creativa”, la cura è arte, la natura cura.

Poi si ricercano le proprie potenzialità creative già espresse in passato in contesti di cura, magari cercando una metafora che le rappresenti, usando i colori. Ecco alcuni esempi:

  • Essere il giullare che riporta l’armonia in famiglia anche quando c’è rabbia, fa divertire. Metafora: il colore blu della calma.

  • Riconoscere il proprio valore di ascoltatrice, saper partecipare al racconto, saper trovare le parole giuste quando qualcuno soffre, consolare, aiutare. Metafora: cerchi concentrici colorati, contenitori che trovano spazi più ampi, momenti di serenità e gioia nelle difficoltà.

  • Una partecipante si dice introversa, la sua metafora è l’ombrello; ha dipinto l’accoglienza in arancione, la sua potenzialità è dare protezione, il suo desiderio è creare un’apertura verso la leggerezza. Un atteggiamento giocoso curativo. Ama la poesia, dipinge, scrive, nell’arte trova sostegno. Un’altra metafora che dipinge è un orologio. Ci dice: è trovare il tempo, c’è un forte legame fra tempo e cura.  

  • Un’altra partecipante parla della pazienza necessaria con i malati curati in casa: il ruolo di badante crea sofferenza, impazienza. Deve far crescere l’amore per sé stessa, prendersi spazi. Disegna l’acqua come gocce e come flusso: metafora che purifica.

  • Un’altra si dice brava a stimolare le persone a fare cose nuove, ma le pesa curare malati. Quando sente le sue energie “schiacciate da chi chiede troppo” è presa da ansie, diventare badante la spaventa. Deve trovare nuove forze per rigenerarsi. Sceglie il colore rosa. Inoltre guardare il lago l’incita a portarsi a casa una bella immagine che l’aiuta ad addormentarsi.

  • Un’altra trae pure sostegno dall’immagine del lago. Ha disegnato un’onda, “un andare e venire”, in cui nulla è fermo, vi sono anche onde alte. Metafora dipinta: colore blu.

  • Una partecipante sottolinea l’importanza di creare “nuovi spazi di relazione”, di ascoltarsi e ascoltare. La dipendenza del compagno stimola l’attenzione, la capacità di concentrazione, fa riflettere sulla riduzione ma anche sull’intensificazione degli spazi. La metafora scelta è un insieme di piccoli quadrati uno dentro l’altro: nel centro sono concentrate le energie, lì sta la forza che permette di allargarsi nelle 4 direzioni. Sotto i quadrati concentrici dipinge le onde del mare, il flusso; sopra i quadrati un piccolo monte, la parte che conosciamo di noi stessi. Dice che “il flusso delle cose non perde mai l’orizzonte”: prima ascoltarsi e poi ascoltare gli altri, prendere il proprio spazio e capire i limiti dell’altro. La cura è un’arte, l’arte cura.

Una partecipante riporta il discorso sul tema del rigenerare le forze trovando sostegno nella natura. Altre sul tema dell’arte curativa e del tempo. Viene poi ribadito il valore del gioco, della gioia, e la necessità di avere cura dei ricordi. Si parla anche della fotografia: scattare un’immagine è un aiuto che stimola ricordi e nuovi punti di vista.  

Infine si condividono immagini della cura sognata o dei desideri di cura, forse difficili da realizzare, ma presenti nel nostro immaginario. Alcune partecipanti intervengono esprimendo il desiderio di trasgredire compiti, magari concedendosi qualche libertà o sfizio, oppure anche trasgredire sognando, anche se poi occorre fare i conti con la cattiva coscienza.

Parole-chiave condivise nel plenum:

  • attenzione
  • creare nuovi spazi di relazione
  • offrire e dare tempo

  

Atelier: Autostima e competenze                              

La discussione prende avvio dai fattori che influiscono sull’autostima: esperienze fatte, lotte combattute, libertà di decidere e disporre del proprio tempo, sicurezza interiore, possibilità di prendersi cura di sé, riconoscimento dimostratoci dagli altri.

L'autostima è un gioco di equilibri, aumenta e diminuisce in momenti diversi della vita per periodi più o meno lunghi. Può autoalimentarsi, ma viene certificata e aumenta soprattutto grazie a conferme, riconoscimenti, valorizzazione esterna.

L’autostima è anche soggetta a variazioni dovute alle circostanze della vita (p. es. pensionamento). Si sente che cala anche quando si è troppo critiche verso di sé o si viene umiliate. Molte donne della nostra età sono state umiliate da bambine e hanno un’autostima labile. In passato si poteva essere considerate “zitelle fallite” qualora si valeva solo in funzione del principe. 

Allora che fare affinché alle giovani oggi non occorrano 50 anni per conquistare l’autostima? Bisogna incoraggiarle, dir loro “sei o sarai capace!”. La bambina ha diritto di amarsi.

La discussione si sposta in seguito sulle competenze, che con l’autostima sono interrelate, considerandole alla luce di quanto esige oggi la società e della velocità dei cambiamenti. Le persone si sentono infatti facilmente inadeguate o poco competenti. Così le partecipanti si interrogano sulle risorse che permettono loro di proseguire il percorso in maniera positiva. E ritengono di aver sicuramente raggiunto la consapevolezza di saper far bene le cose, di necessitare meno del riconoscimento altrui. Però constatano anche nuovi limiti: una certa pigrizia, una certa lentezza; la smemoratezza e altri processi fisiologici che inducono ansia ma vanno accettati; hanno paura della dipendenza, della perdita di autonomia; hanno paura della morte. E per le donne sposate ricordano il rischio della depressione al momento del pensionamento del marito; prima attive, sicure, organizzate; in seguito manca loro il terreno sotto i piedi.

L'autostima ha molti nemici: denigrazione, frustrazione, incapacità, confronto, paragone, competizione. Leggendo insieme un articolo, le partecipanti scoprono così che anche le scienziate hanno problemi di autostima, sia per un mondo accademico in cui prevalgono criteri maschili, sia per l’insicurezza che affligge molte di loro come tante altre donne. A questo proposito le partecipanti pensano che non tutto dipenda da loro, che non si possa essere l'unica causa dei problemi. E non bisogna pensare di essere sempre perfette: nella vita nulla è perfetto. Quanto agli errori del passato, occorre saper perdonarsi, riconoscendo l’errore fatto. Volendo controllare tutto si perde sé stesse. Accettare un po’ di vulnerabilità aiuta. Inoltre occorre saper osare e saper usare le risorse disponibili credendo nel cambiamento. Bisogna avere coraggio, saper mettersi in discussione, darsi obiettivi realistici.

Infine cosa vorrebbe ancora cambiare ognuna delle partecipanti riguardo ad autostima e competenze? Ecco alcuni esempi: lavorare su me stessa, senza lasciarmi più condizionare da altri; vivere coscientemente le cose belle e brutte; ogni giorno far tesoro di qualcosa; essere apprezzata anche solo per una frase che dico, anche se imperfetta; sentirmi ricercata dalle amiche, ma anche non sentirmi abbandonata quando sono a casa da sola e nessuno mi cerca. E quanto alle competenze: imparare l’inglese; imparare a suonare la chitarra; fare un viaggio e saper partire da sola.

Parole-chiave condivise nel plenum:

  • conquista: nessuno ti regala l’autostima, la devi conquistare.
  • realismo: aver obiettivi realistici nella vita (alla nostra età più che mai), obiettivi raggiungibili.
  • consapevolezza di sé: dipendere meno dal giudizio altrui; star bene con sé stesse.

Sintesi della 1a Tavola rotonda di AvaEva

Albergo Unione, Bellinzona – 8 maggio 2015

 

Introduzione e presentazioni 

Nella sua veste di coordinatrice di AvaEva, Norma Bargetzi saluta le partecipanti e spiega lo svolgimento del pomeriggio. Quindi ricorda che nei suoi primi due anni di vita AvaEva ha lanciato diversi progetti. Due saranno approfonditi e discussi durante il pomeriggio. Questo con lo scopo di far emergere dal confronto delle idee nuovi impulsi per migliorarli, nonché di trovare nuove adesioni per allargare la partecipazione e rafforzarli.

In seguito sollecita le partecipanti a presentarsi brevemente.

 

Sintesi dei progetti

Le responsabili dei progetti in corso ne illustrano sommariamente gli scopi e le modalità di lavoro. Si tratta di:

Anita Testa-Mader   Incontri luganesi del lunedì
Raquel Galli Zirpoli   Riflessioni al femminile, con visionamento di film
Sonja Crivelli    Tavola rotonda sulla famiglia odierna
Regula Stern-Griesser   Caffè narrativi (in tedesco)
    Pomeriggio informativo sulle ultime disposizioni (in tedesco)
Romana Camani-Pedrina   L’arte di vivere e l’arte di morire (gruppo Sora Morte)
Verena Singeisen-Schneider   AvaEvaBiodiversità
Daniela Abruzzi-Tami   Quo vadis nonna? Dove andremo ad abitare? 


Gruppo di lavoro: Condivisione fra nonne

Le animatrici del progetto Condivisione fra nonne illustrano anzitutto lo loro esperienza. Esse hanno constatato che le preoccupazioni e i temi da condividere sono tanti, e grande è il bisogno di parlarne. Con il loro gruppo vogliono anzitutto offrire un luogo di ascolto e di sostegno, ma riconoscono che non è facile intervenire con commenti o dare consigli. A volte si sono trovate di fronte persone che attraversavano un momento di fragilità, sicché una risposta poteva essere vissuta male. Lo stesso dicasi quando si toccano questioni delicate o ci si trova in presenza di situazioni difficili. Le animatrici cercano perciò di affrontare la questione dal punto di vista generale, senza entrare troppo negli aspetti personali, ma cercando comunque di dare un senso ai pensieri espressi dalle partecipanti.

In questo gruppo di lavoro si è poi discusso anche del pericolo – per le animatrici – di uscirne distrutte. In realtà esse dicono che nel gruppo si sono fatte esperienze di autoaiuto, cercando di non piangersi addosso, bensì di reagire insieme. In maniera generale evidenziano la necessità, per un simile gruppo di condivisione, di essere piccolo per permettere a ogni donna di esprimersi. Una partecipante suggerisce allora di utilizzare le fiabe come strumento per portare il discorso su un piano generale, dove ognuna potrà trovare l’eco di un proprio vissuto e riflettere sulle possibili soluzioni da dare a un problema.

Le animatrici constatano che al momento non hanno riscontrato sufficiente intresse per poter creare un nuovo gruppo di condivisione fra nonne. Magari proveranno a riproporlo ulteriormente, benché fra le partecipanti al presente gruppo di lavoro non vi siano donne interessate.

Le partecipanti riflettono inoltre su attività alternative. Una propone di creare una banca del tempo per aiutarsi a vicenda, ma un’altra ricorda che in Ticino esiste già.

 

Gruppo di lavoro: Caffè narrativo

Le partecipanti a questo gruppo di lavoro non ne conoscono la metodologia e sono curiose di scoprirne il funzionamento. L’animatrice illustra dunque anzitutto le regole: ascoltare chi prende la parola senza interrompere, non abusare della disponibilità all’ascolto del gruppo, mantenere il gruppo aperto a tutte, preferibilmente su iscrizione per evitare di superare le 20 partecipanti considerate un massimo per una discussione piacevole. Un’altra caratteristica è la preparazione dello spazio in cui questo caffè narrativo si svolge: ci vuole un tavolo attorno al quale riunirsi, e il tavolo va decorato in funzione del tema scelto: p. es. le stagioni, le feste, i ricordi legati alla nonna, i vestiti, la scuola ieri e oggi ecc. Si tratta infatti di elementi capaci di attivare la memoria e vivacizzare lo scambio. I temi proposti vengono scelti principalmente dalle animatrici, ma poi sono decisi insieme con le partecipanti. Si ricorda inoltre che un caffè narrativo non deve entrare troppo in profondità nel trattare i temi, non essendo un gruppo terapeutico.

Le partecipanti di questo gruppo di lavoro vogliono animare un caffè narrativo in italiano a Bellinzona, partendo dall’esempio di quello già esistente in tedesco ad Ascona. Il tema proposto è “Mi racconto…”. Si tasterà così il terreno e si vedrà se sussiste interesse. L'idea è anche di riproporlo in seguito magari in altre zone o in altre lingue. Come sviluppi futuri si prospettano caffè narrativi di biografia, bilingui, o pomeriggi di scrittura delle storie condivise durante gli incontri, così da non perderle.

 

Progetti futuri?

Corso di fotografia per nipoti coi nonni

La direttrice del Percento culturale Migros Ticino Yvonne Pesenti illustra obiettivi e modalità di questo corso durante il quale i nipoti fotograferanno i nonni. Le fotografie realizzate saranno esposte nella nuova sede della Scuola Club Migros di Lugano.

 

Atelier di scrittura

Una partecipante ha portato alcuni volantini per un atelier di scrittura autobiografica. Ritiene che sia importante trasmettere con la penna su carta i nostri ricordi, il nostro vissuto, come modo diverso di raccontarsi rispetto a quanto non facciamo già con le amiche o al caffè. E sottolinea che si tratta di un percorso emozionante.

 

Le mie storie (Selbsterlebte Geschichten)

Alle tedescofone viene proposto un pomeriggio per imparare ad annotare le proprie storie oppure situazioni e fatti vissuti.

 

Famigliari curanti

Viene espresso il desiderio di poter creare nel Locarnese un gruppo di condivisione per i famigliari curanti.

 

 

I saluti…

A metà pomeriggio la direttrice del Percento culturale Migros Ticino Yvonne Pesenti aveva portato alle partecipanti alla Tavola rotonda il saluto di questa istituzione e ringraziato il gruppo di pianificazione per il lavoro svolto a favore del progetto AvaEva e, più in generale, a favore delle donne della generazione delle nonne. Ricorda che la sede della Scuola Club Migros di Lugano si trasferirà in estate e che lo stabile rinnovato offrirà spazi straordinari, dei quali potrà usufruire anche AvaEva in quanto progetto del Percento culturale.

 

… e i ringraziamenti

La coordinatrice di AvaEva Norma Bargetzi ringrazia con una rosa Anita Testa-Mader, Regula Stern-Griesser, Raquel Galli Zirpoli, Bice Columberg e Romana Camani-Pedrina del gruppo di pianificazione di AvaEva per il lavoro d’organizzazione di questa Tavola rotonda, come pure la fotografa Giosanna Crivelli che ha accompagnato il pomeriggio fissandone i momenti salienti, nonché la verbalista Marusca Babini.

 

Momento ricreativo

Gruppo vocale Cantadonna

Il gruppo è formato da 25 coriste e si esibisce sotto la direzione di Michele Patuzzi rallegrando le donne presenti alla Tavola rotonda con brani che spaziano dai canti gospel alla musica moderna.

 

In chiusura

Il pomeriggio della Tavola rotonda si conclude convivialmente attorno a un ricco aperitivo.