© Caroline Singeisen, 2015
La morte ci attende e ci sollecita a interrogarci di tanto in tanto sugli ultimi anni della nostra vita, sul loro senso, sulla possibilità che abbiamo di imparare ancora qualcosa, di realizzare un progetto grande o piccolo che sia senza rimandarlo, di compiere volutamente delle scelte, di riuscire a terminare ciò che reputiamo in sospeso per accomiatarci dal nostro ambiente con serenità.
Questa prospettiva ci sollecita anche a pensare ai nostri ultimi desideri e a fissare le nostre ultime disposizioni. Inoltre, la consapevolezza della morte e del tempo che diventa di giorno in giorno più prezioso ci incita a godere di ciò che ci si presenta ogniqualvolta ne abbiamo l’opportunità.
Il gruppo Sora Morte di AvaEva invita dunque le donne della generazione delle nonne a scambiarsi su questi e altri temi affini che verranno stabiliti man mano di comune accordo nell’ambito degli incontri mensili.
Informazioni
- Romana Camani-Pedrina, e-mail, tel. 091 825 77 82
Retrospettiva del gruppo Sora Morte
Un percorso di riflessione sulla vita e sulla morte
43 incontri sull'arco di sei anni e mezzo (dicembre 2014 – maggio 2021) affrontando innumerevoli argomenti in vario modo e da vari punti di vista. Un percorso che ha richiesto coraggio per iniziare, tanto la morte era avvolta nell'indicibile. Un percorso che tuttavia si è rivelato significativo e arricchente per le donne che hanno voluto intraprenderlo compiendone insieme un tratto più o meno lungo.
Lo spunto per creare un gruppo di riflessione sul tema della morte ci era giunto dalle colleghe della GrossmütterRevolution. Lo abbiamo lanciato senza eccessive aspettative, chiedendoci se la Svizzera italiana fosse pronta ad affrontarlo. Proprio per questo ci eravamo riproposte di “navigare a vista”, di “prender l'argomento alla larga”, senza fretta, raccogliendo le esigenze e i desideri delle partecipanti man mano che si manifestavano.
Quasi a sorpresa, la rispondenza c'è stata e si è mantenuta alquanto costante, ancorché con un parziale ricambio delle partecipanti, fino al primo confinamento dovuto alla pandemia da covid-19 nel marzo del 2020. In seguito il passaggio agli incontri virtuali sulla piattaforma Zoom ha fatto desistere le donne poco inclini ai mezzi informatici, mentre proprio questa modalità ha avvantaggiato qualche donna sin lì restia a compiere il tragitto da una località o valle discosta fino al luogo dell'incontro. In termini concreti: il 1° anno 12 partecipanti e più, in seguito mediamente 5-9, poi 6-7 in videoconferenza Zoom; mentre ai Caffè di Sora Morte (eventi pubblici, v. sotto) erano solitamente 7-10, 16 al seminario “I lutti della vita” e 22 per la presentazione del Docupass.
l temi affrontati sono stati molti, come diversificati sono stati i modi di trattarli. Abbiamo incominciato con una riflessione introduttiva su “Noi e la morte”, che è via via andata ad arricchirsi. Gli argomenti scelti hanno talvolta potuto essere trattati nel corso di un solo incontro, mentre talvolta hanno richiesto più sedute consecutive oppure sono state intercalate da altro ritenuto più pressante; alcuni di essi sono anche stati ripresi a distanza nel tempo. Comunque ecco per sommi capi i contenuti dei nostri incontri:
- riflessioni di fronte alla morte (con una meditazione, un collage, nonché il filmato della fotografa Giosanna Crivelli La luce dell'ombra)
- elogio funebre per noi stesse (una meditazione tramite scrittura)
- desideri ed esigenze in vista delle ultime disposizioni
- successione e testamento, con l'avv. C. Ghiringhelli
- parlare della morte in famiglia, con amici e conoscenti
- riflessione sul “vivere fino alla fine”, stimolata dal libro Zu Ende denken di R. Panian ed E. Ibello
- i rimpianti
- retrospettiva di vita
- luoghi di vita, luoghi di morte
- escursione con visita della mostra Lebenskunst und Totentanz presso il convento di Kappel a.A./ZH
- io e il corpo del morente, il corpo morto (con l'aiuto di un album fotografico)
- morire in dignità
- morte scelta, suicidio assistito, con il filmato A short stay in Switzerland trovato nel web, e leggendo un capitolo di Fino all'ultimo respiro di R. Schäubli-Meyer
- le nostre paure, la paura per la morte di una persona di riferimento – un tema poi ripreso durante la pandemia per considerare paura, ansie e disagio legati al virus e per dar spazio al nostro vissuto in quel periodo
- il funerale: pubblico, privato, nessun funerale, ma anche riti funebri alternativi
- il cimitero allegro di Sapanta/RO, tradizioni e presentazione di fotografie di viaggio
- come accompagnare persone in lutto
- un'escursione al Lucomagno per ricordare una partecipante molto legata a questo luogo
- Giorno dei Morti lungo il fiume Verzasca per una meditazione musicale notturna, affidando in seguito all'acqua i nostri lumini-ricordo galleggianti
- alcuni incontri a tema libero per dar spazio a esigenze legate all'attualità
- e per concludere abbiamo parlato di ciò che vorremmo lasciare di noi (un ricordo, un oggetto o altro), rievocando anche alcune tradizioni popolari
I nostri “Caffè di Sora Morte” (eventi pubblici riservati alle sole donne) sono stati cinque, preceduti dalla discussione all'interno del gruppo del libro di B. Crettaz Cafés mortels:
- Parlar di morte, con presentazione del gruppo e discussione libera
- Docupass, presentazione da parte di 2 assistenti sociali di Pro Senectute
- La morte scelta e riti personalizzati, con la psicologa, accompagnatrice e animatrice di rituali E. Goergen
- Diritto alla morte, scelta di vita, presentazione della tesi di master della fotografa S. Cattaneo con visionamento delle sue fotografie vincitrici del 1° premio del Sony World Photography Award 2017
- seminario di due giorni I lutti della vita, con la psicoterapeuta dr. C. Wolf
Ora alcune considerazioni sulle esperienze scaturite da questi incontri.
Come già accennato, abbiamo dovuto mobilitare un po' di coraggio per affrontare pubblicamente il tema della morte, tanto era ancora considerato tabù nel nostro contesto culturale: un tema da tutti ritenuto importante ma che tutti rifuggono. Più di una volta ci è stato detto “so che è importante, ma non me la sento di occuparmene adesso; una qualche volta, forse...” quando cercavamo di animare qualche donna a partecipare. Invece per le partecipanti della prima ora è stata proprio la possibilità di poter “parlare di morte”, sperando magari di “esorcizzare un pochino la morte parlandone” che le ha spinte ad aderire superando tutte le reticenze.
Inizialmente varie partecipanti immaginavano che avremmo organizzato una serie di conferenze con specialiste e specialisti vari. Tuttavia da subito noi animatrici abbiamo chiarito che, ormai facendo parte della frangia più anziana della popolazione e avendo fra le partecipanti donne con profili professionali diversificati, potevamo rivendicare di possedere sufficiente esperienza di vita e sufficienti competenze da non abbisognare in linea di massima di specialisti esterni.
Nel gruppo si è poi creato molto in fretta un clima intimo, improntato alla fiducia reciproca e alla sincerità. Qualcuna lo ha vissuto come un grande abbraccio. Questo ha aiutato le partecipanti ad aprirsi e a scambiarsi liberamente fra loro arricchendo molto la discussione. Un paio di volte il gruppo è così anche diventato un contenitore protetto in un momento di crisi per alcune partecipanti, rivelandosi per loro di grande aiuto.
Apprezzamenti, noi animatrici, ne abbiamo sentiti parecchi:
da chi era felice di poter finalmente parlare della morte in modo aperto e spontaneo
a chi ha potuto condividere nel gruppo le preoccupazioni in merito alla propria morte e alla morte dei propri cari oppure poter parlare di quella morte temuta e impossibile da affrontare in famiglia e soprattutto coi figli, a chi ha usato lo stimolo del gruppo proprio per incominciare ad affrontare il tema con il coniuge refrattario all'argomento. Da chi ha usato questo spazio intimo e protetto per recuperare momenti di lutto personali a chi ha tratto spunto per riuscire a parlare con persone morenti, per accompagnare amiche malate terminali affrontando con loro temi sui quali non si erano mai confidate prima. Da chi si è arricchita della bibliografia che sistematicamente mettevamo a disposizione per approfondire temi importanti a chi è stata felice di scoprire sempre nuovi aspetti come se stesse circumnavigando un'isola. Da chi ha imparato a dar valore al tempo che resta a chi è finalmente riuscita a compilare le ultime disposizioni e a regolare le questioni successorie, fino a chi ha usato lo stimolo dei temi degli incontri pubblicati nella newsletter per dedicarsi a una riflessione personale senza neppur dover partecipare agli incontri.
Nel corso di questi anni sono morte due partecipanti. Per coloro che le hanno conosciute la loro presenza nel gruppo, la loro disponibilità a coinvolgersi nonostante che la morte fosse per loro così incombente e concreta è stata di grande insegnamento e arricchimento. Di entrambe sappiamo dai parenti che il gruppo ha offerto loro un sostegno fattivo nell'affrontare il loro percorso di malattia, non fosse che per la naturalezza e libertà con cui vi si poteva parlar di morte.
Le animatrici del gruppo Sora Morte:
Romana Camani-Pedrina e Norma Bargetzi-Horisberger
15.6.2021
Incontri precedenti
01.06.2021 - Pic nic ameno - in golena a Monte Carasso
27.04.2021 - Cosa vorrei lasciare di me
A qualcuna basta lasciare un ricordo positivo di sé nel cuore di chi ha amato e le ha voluto bene. Altre partecipanti si chiedono se lasciare una foto, un pensiero, uno scritto che dica chi sono state nella vita, oppure se lasciare una traccia vocale, una registrazione in cui si raccontano. Insomma qualcosa che faccia sentire una presenza pur nell'assenza. Si suggerisce anche una piccola raccolta di foto, dalle più vecchie ai tempi recenti, con indicazioni biografiche, che aiuti a ricostruire la storia della famiglia.
Una partecipante ci rammenta che, quando poi è troppo tardi, ci si potrebbe rammaricare di non aver fatto una domanda, risolto un interrogativo, mentre trovare qualche testimonianza potrebbe fornire ragguagli.
Si ricordano anche esperienze negative: da ha aggiudicato per testamento tanti oggetti rivelatisi in seguito poco graditi dai riceventi a chi ha ammassato oggetti lasciando a figli e nipoti l'incombenza di smaltire montagne di suppellettili diventate inutili.
Quanto agli scrupoli e ai rimorsi con cui ci si confronta guardando indietro alla ricerca di quel qualcosa da lasciare consola il pensiero che oggi giudichiamo le cose col senno di poi mentre allora non avevamo maggiori risorse. E in quanto madri consola il fatto che l'esperienza di vita aiuterà le figlie, diventate madri a loro volta, perlomeno a capire, se non accettare.
L'esercizio importante in questa nostra fase di vita rimane tuttavia: imparare a lasciar andare.
23.03.2021 - Funerale pubblico, privato o niente del tutto?
Una partecipante ci introduce ai pro e i contro dei funerali ricordandoci in particolare che i desideri espressi dalla persona defunta prevalgono sui desideri dei parenti. Il funerale pubblico corona una storia di vita e offre la possibilità di far apprezzare la vita del defunto. Vi è chi lo vorrebbe evitare perché rifugge dal ricevere le condoglianze al termine; tuttavia basterebbe avvertire i presenti in merito. Il funerale privato è una scelta, ma non andrebbe fatta per escludere qualcuno o impedire ad amici o alla famiglia allargata di congedarsi a loro volta. Comunque si pone l'interrogativo se fare o no un annuncio, ricordando che senza alcuna comunicazione gli amici o parenti lontani continueranno a credere la persona viva e si chiederanno perché non risponda al telefono o alle lettere; inoltre si priva magari uno dei famigliari in lutto del sostegno degli amici. Si accenna anche alla possibilità di un commiato quando la persona è ancora in vita ma conscia di aver quasi concluso il suo percorso: ciò permette ad amici e parenti, singolarmente o a gruppetti, di trascorrere ancora un po' di tempo insieme con lei.
Nel contesto della pandemia ci siamo abituati ai funerali svolti nella più stretta intimità e anche alle cerimonie posticipate a tempi in cui saranno di nuovo possibili, ma conveniamo che ciò ha privato i parenti della partecipazione al dolore e del sostegno di amici e parenti lontani nel momento della loro maggiore fragilità.
Un'altra partecipante ci suggerisce di aggiungere la scelta “né annunci né riti funebri né tomba”. È la scelta sulla quale i nostri pareri divergono maggiormente. Si pensa a un vuoto sociale attorno al defunto. Si ricorda che fra i parenti rimane qualcuno che magari abbisogna di riti e di sostegno per affrontare quella morte, che consola e fa scoprire aspetti sconosciuti del defunto sentire i suoi amici ricordare momenti comuni e, nei tempi successivi, può consolare e aiutare poter recarsi sulla tomba per un momento di raccoglimento e dialogo virtuale. Per evitare dissidi concludiamo che è opportuno discutere in anticipo e considerare anche i desideri di chi resta: con la morte di un loro caro queste persone dovranno continuare a vivere (o come scrisse la poetessa Mascha Kaléko: Bedenkt: den eigenen Tod, den stirbt man nur. Doch mit dem Tod der anderen muss man leben).
23.02.2021 - Come accompagnare persone in lutto
Questa volta partiamo dalle riflessioni offerteci da una partecipante. Le riportiamo conservando la loro spontaneità:
Vorrei iniziare questo nostro incontro da alcune citazioni: “Non puoi fermare le onde - Ma puoi imparare a cavalcarle” (Josef Goldstein, dall’opuscolo “Quando perdiamo una persona cara” dell’EOC), e “La difficoltà che abbiamo ad affrontare il discorso della morte è un dato oggettivo, che fa sempre più parte delle nostre vite. Tuttavia, a pensarci bene, quello che ci caratterizza come esseri umani non è la paura della propria morte, quanto di quella delle persone a cui vogliamo bene e alle quali ci sentiamo più legati. (...) La scomparsa di una persona cara è sicuramente uno degli eventi più dolorosi che si possano vivere; perché porta con sé anche la perdita di una parte di noi. Una parte della nostra identità, collegata al vissuto che abbiamo condiviso con quella persona, ai ricordi che ci ha lasciato, ai nostri progetti futuri con lei, inizia a sfumare per sempre.” (da: Come affrontare la morte di una persona cara, Il doloroso percorso per superare un lutto, pubbl. 10.7.2019, Psicologia e dintorni).
Nel nostro ultimo incontro avevo proposto il tema “Come sostenere una persona in lutto” poiché nell’ultimo anno mi sono trovata molte, molte volte confrontata sia con la morte di persone a me care che con amici e parenti in lutto o in attesa di esserlo. Le condizioni dettate dalla pandemia, l’impossibilità di stare vicina al morente, al morto e a chi soffriva in solitudine mi hanno portata a vivere questi momenti con un sentimento di inadeguatezza e di grande impotenza, da qui la domanda “Cosa davvero può aiutare una persona in lutto, quali parole, gesti o silenzi possono portare conforto umano?”. Come sostenere la resilienza, promuovere le risorse personali, aiutare a ridurre fattori di stress a elaborare il lutto? Vista la l’impossibilità di abbracci, di visite, di condivisione nel cordoglio e di presenza ai funerali tutto questo è diventato ancora più difficile. Non da ultimo ho notato come anche il disbrigo delle questioni pratiche, amministrative, potesse mettere in difficoltà chi le doveva affrontare.
Nei lutti traumatogeni viene giustamente consigliato di rivolgersi a uno specialista, ma quando il lutto non è patologico come dare supporto umano? Per chi ha fede religiosa certo aiuta parlare dell’aldilà, dire che i defunti ancora ci vedono e ci seguono, ma per chi questa fede non la condivide?
Davanti alla morte ognuno reagisce a modo suo, non c’è un modo giusto e uno sbagliato, in queste situazioni di dolore è certamente importante restare in ascolto, accettare e vivere la sofferenza nostra e degli altri, rispettare sia il silenzio che l’eventuale disperazione di chi sta vivendo un momento doloroso.
A queste riflessioni la condivisione che segue aggiungerà altri spunti. Pensiamo che oggi si tenda a negare il lutto, a non dar spazio alla sofferenza, mentre soccombiamo all'esigenza di tornare efficienti subito. Invece dovremmo ricordare che con la morte di una persona vicina, è anche una parte di noi che se ne va e tutto il vissuto comune. Il fatto che oggi si deleghi la morte alle istituzioni ci priva poi delle possibilità di sostegno che la morte con veglia funebre in famiglia poteva offrire, cosicché il dolore rimane nel silenzio. Inoltre è difficile ricreare l'ambiente intimo e amichevole della veglia in famiglia in una camera ardente impersonale e forse varrebbe la pena recuperare qualcosa di questa tradizione. Nel contesto pandemico del momento finiamo anche per chiuderci alla sofferenza. Da un lato ci sono tolti i rituali pubblici, impedite le visite e vien azzerata la condivisione. Dall'altro abbiamo contato fin troppi morti, "non se ne può più", e abbiamo paura di fronte a questa morte così presente e vicina. Lo spirito della performance che permea la società rifugge la sofferenza, mentre ora siamo costretti a renderci conto che non siamo onnipotenti, non possiamo tener tutto sotto controllo come il nostro abbaglio narcisistico ci dava a intendere.
Allora, che sostegno possiamo offrire a chi è in lutto?
Possiamo provare a parlare apertamente con la persona in lutto, senza sentire pudore, magari incominciando a dire come ci sentiamo noi di fronte a questa morte. Possiamo offrire la nostra disponibilià all'ascolto o a un aiuto concreto (organizzazione del funerale o piccole e grandi incombenze burocratiche, momenti di compagnia p.es.), lasciando la persona in lutto libera di raccogliere questa disponibilità nel momento più idoneo per lei. Lo scopo è di riuscire a togliere il senso di totale impotenza che la assale in quel momento. Gli aiuti possono anche essere piccoli: scrivere indirizzi, incollare buste, portare fiori sulla tomba, far fare un disegno ai bambini. Una partecipante ci parla di una bimba nata andicappata: i genitori hanno corretto le partecipazioni già pronte aggiungendo l'appello "abbiamo bisogno di voi", una frase che ha fruttato vari aiuti concreti ma anche offerte di accompagnamento della bimba, mentre i genitori erano alle prese con il lutto di tutte le speranze e anticipazioni per lei cullate durante la gravidanza. In questo modo si è creato un nesso tra il lutto e la vita che continua. Un'altra partecipante, con alle spalle il lutto per un figlio, ci rammenta che per fortuna la disperazione piano piano si dissolve ed è poi sostituita da una nostalgia che rimane sempre, ma che ogni momento di gioia l'ha aiutata ad andare avanti, come il sapere che le amiche e gli amici si ricordano della compagna persa e hanno p.es. acceso una candelina su un piatto per lei durante una loro festicciola.
Ricordiamo che la persona defunta continua a essere presente in tante tracce. Può far piacere a chi è in lutto sentir parlare di un momento che abbiamo passato con la persona defunta, senir evocare esperienze comuni. Alcune partecipanti confermano che loro stesse furon sorprese di scoprire tanti aspetti sconosciuti e scorci di vita ignoti sentendo altri raccontare di un loro caro. Scopriamo anche un'usanza antica della Valle di Muggio, dove ai convenuti al funerale si distribuiva un sacchetto di sale, il sale della vita, il sale della saggezza in ricordo del defunto. Concordiamo sul fatto che i simboli aiutano, i rituali aiutano, come pure l'usanza dei "santini" con foto-ricordo che vige in alcune regioni, o anche le foto sulla tomba: un ricordo positivo che sopravvive, che serve a comunicare e condividere il dolore. I simboli aiutano anche in occasione degli anniversari: ci inducono a un attimo di riflessione sulle qualità che apprezzavamo nella persona defunta e che potremmo far nostre, ci inducono a una pausa meditativa sulla nostra stessa morte.
Comunque ricordiamo che non si possono soffocare gli altri con il proprio dolore; gli altri hanno il diritto di continuare a vivere la loro vita; e la persona defunta non vorrebbe vederci perennemente disperati.
Un ultimo tema è quello della vestizione del cadavere. Una partecipante ci dice di aver chiesto all'impresario funebre di poter collaborare alla vestizione del marito morto. Costui è rimasto dapprima sorpreso, non avendo mai ricevuto richieste simili, ma ha acconsentito. Sentiamo così che per lei era molto importante poter fare ancora quest'ultimo gesto dopo aver curato per anni il marito, è stata un'opportunità di concludere un rapporto decennale e si è rivelata di grande aiuto.
19.01.2021 - Cosa significa per il morente morire in dignità? 2° incontro
L'incontro precedente ci ha mostrato che il tema della dignità è ricco di sfaccettature. Perciò lo riprendiamo e, dopo un'interessante introduzione, una partecipante ricapitola alcuni punti cruciali, derivati non da ultimo da una sua recente esperienza. Riguardo alla cura accenna ai limiti della sofferenza fisica e psichica, alla salvaguardia della dignità (inclusa la discrezione, la protezione da sguardi inopportuni, la protezione dell'intimità); il bisogno di potersi accomiatare; l'avere persone di fiducia (più di una!) con cui poter condividere il vissuto; il desiderio di conservare un minimo di controllo ("datemi il tempo di..., anche se son lenta”); il potersi finalmente permettere di essere un peso per gli altri (importante per le donne che ha dovuto essere sempre disponibili per gli altri); l'importanza di mantenere la comunicazione con gli altri il più a lungo possibile (ciò implica pazienza, la capacità di capire segni che non son parole, disponibilità a non smettere di voler capire); il desiderio di avere degli interlocutori capaci di parlare di morte quando guarire non è più il tema, di accogliere ciò che accade per inatteso che possa essere. Un ulteriore punto è quello del riconoscimento fattivo del lavoro di cura e della sua importanza sul piano politico e finanziario, come segno di rispetto nonché di riconoscimento della dignità professionale. Si accenna alla questione del triage, alla paura del/la paziente di non ricevere le opportune cure, ma anche ai sensi di colpa che possono pesare sul personale medico chiamato a decidere.
Un'altra partecipante ci ricorda la differenza che sta fra il leggere o discutere simili temi e situazioni e il viverne l'esperienza con tutt'altro coivolgimento emotivo. In questo momento non possiamo d'altronde prescindere dalla situazione creatasi a seguito del diffondersi della variante inglese del covid-19, alle limitazioni imposte dal nuovo semi-confinamento, alle quarantene e allo stress per molte persone, alla drammatica solitudine degli anziani negli istituti. Qualcuna ci ricorda il diritto al dolore, il bisogno di poter esprimere la sofferenza. Parliamo anche di una tristezza diffusa, non legata a fatti specifici e anche difficile da comunicare ad altri, la quale appare piuttosto come sfogo di quanto sta accadendo.
Per quelle fra noi che hanno o che tuttora accompagnano famigliari in fin di vita si pone anche la domanda: chi si occuperà poi di me? Così parliamo della necessità di imparare ad arrangiarsi da sole o di delegare per tempo alcune mansioni e di preparare altri a risolvere i nostri problemi: il fatto di delegare può liberare energie, liberarci da cose che ormai non sappiamo più fare.
Nel corso del nostro incontro un accenno è fatto anche alle cure palliative, di cui si riconosce l'indiscussa importanza.
04.12.2020 - Cosa significa per il morente morire in dignità?
Parliamo di cosa significa la dignità per ognuna di noi come persona e come paziente, soprattutto come paziente in un letto di ospedale o casa anziani, e della dignità nel momento della morte. Chiediamo rispetto, magari anche rispetto davanti alla porta una camera d'ospedale, dove non vorremmo essere solo identificate col malanno che ci portate lì o essere considerate un oggetto senza sentimenti, emozioni, desideri. Anche da altri vorremmo sentire un minimo di empatia, se non affetto; non essere commiserate, compatite. E sul letto di morte vorremmo essere considerate persone a tutti gli effetti, persone viventi fino all'ultimo respiro.
Parliamo della dignità nei casi di demenza, della difficoltà di capire e rispettare i desideri, le necessità della persona in tale stato. Ricordiamo allora l'importanza di aver disposto in anticipo come vorremmo essere trattate, nel miglior dei casi mediante disposizioni del paziente in forma scritta. Discutiamo quanto nel nostro ambiente, soprattutto famigliare, sia importante esplicitare richieste univoche, non raccontare versioni diverse a persone diverse che poi si trovano a dover litigare volendo in buona fede farle rispettare. Parliamo anche della difficoltà per i figli ad accettare quanto disposto, ad andare oltre il loro desiderio di avere i genitori per sempre. E accenniamo al disagio di noi figlie desiderose di rispettare i desideri di genitori morenti che però non ci hanno lasciato detto niente.
Discutiamo infine della necessità di disporre di un sistema centralizzato ufficiale, se non svizzero almeno cantonale, per la conservazione delle disposizioni scritte - e dell'assoluta necessità di aggiornarle qualora le esigenze cambiassero, pur ricordando che anche le disposizioni scritte possono essere cambiate a voce all'ultimo momento dalla persona interessata qualora sia ancora capace di intendere e volere.
13.10.2020 - Paura, ansia, disagio di questi tempi
Incominciamo ascoltando la lettera di una nonna che si interroga su ciò che comportano le regole covid nella vita e ciò che significano nel percorso di crescita delle nipotine, ma anche di noi tutti: gesti semplici come un abbraccio, uno slancio di simpatia e affetto vanno repressi e diventano territorio di interrogativi e paure, mettendo in primo piano il pericolo incombente e imponendoci di muoverci come sulle sabbie mobili. Chissà come cambierà la percezione della vita della giovane generazione?
Di questi tempi la comunicazione pubblica è essenzialmente centrata sul "cosa non fare" (salvo per la vaccinazione da farsi appena disponibile), ma poco o nulla si è detto e si dice sulle possibilità di prevenire: p.es. rinforzando il sistema immunitario, il nostro spirito (magari con dei mudra) o responsabilzzandoci tutti maggiormente. Una partecipante ci ricorda che nei sogni affiorano sempre più spesso delle paure globali rispetto all'ambiente, al clima, e che il covid si presenta ora come catalizzatore per l'emergenza. Speriamo solo che questa destabilzzazione vissuta durante il confinamento non ci faccia solo sentire impotenti ma ci infonda la capacità di riuscire collettivamente a trarne spunti per un cambiamento profondo. D'altronde sempre più persone si rendono oggi conto che facciamo tutti parte della natura e non siamo affatto al di sopra della natura.
Altro tema sono stati i funerali non fatti oppure differiti a dismisura, le restrizioni, gli strascichi del non potersi congedare, non potersi abbracciare nemmeno per consolarsi un po', dell'aver l'impressione di sopravvivere e non veramente vivere, e della necessità di rizuscire ad attivare delle forze per continuare. Infine si è parlato della paura di morire soli, di non esser trattati bene dal personale sanitario al limite dello spossamento. Ci interroghiamo su cosa significa allora morire in dignità per noi. Un tema per il prossimo incontro.
15.09.2020 - Il virus, il sconfinamento e il nostro vissuto - Punto d'incontro sulla golena di Monte Carasso
L'irruzione improvvisa del virus sconosciuto ha imposto un confronto urgente con la realtà della morte, della fatica di morire, della solitudine come neppure i nostri abituali momenti di scambio erano finora riusciti a fare.
Durante il confinamento si è scoperto un altro modo di vivere: tempo a disposizione, allentamento dello stress, tempo per riflettere, per riscoprire valori quali la semplicità o la lentezza, il piacere di dedicarsi a vecchie e nuove attività (cucina, hobby, letture, attività mai svolte prima). Si è apprezzato il ruolo positivo di internet in campo culturale (corsi, letture, mostre, musei gratuiti) e, soprattutto, nell'agevolare e coltivare le relazioni. Si è provata tristezza per il gran numero di morti, per chi moriva in solitudine, per i commiati senza rituali rassicuranti, senza conforto umano e vicinanza per chi rimaneva. Si sono vissuti momenti di ansia per l’irruzione di pensieri di una possibile malattia e/o morte, fantasie angoscianti di possibili confinamenti in ospedali, di morte in situazione di isolamento, senza la possibilità di accompagnare o essere accompagnate dalle persone a noi care.
E dopo l'allentamento del confinamento? Una gran gioia per le relazioni vissute faccia a faccia, l'impressione che tutti ne capissero il valore e fossero più gentili, che ci salutasse persino fra sconosciuti. Ma anche il sentirsi intimorite dovendo riprendere in mano la propria vita, riattivare capacità e routines assopite.
18.02.2020 - Luoghi di vita luoghi di morte
Una persona, anche se morente, è comunqe ancora viva. Ecco perché parliamo di luoghi di vita che sono anche luoghi di morte. Una partecipante ci ricorda che in Svizzera i due terzi delle persone muoiono in ambiente medicalizzato. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una progressiva medicalizzazione sia dell'inizio della vita che anche della sua fine. Ma questo non ci impedisce di esprimere qualche sogno o speranza. Per esempio: essere lasciate sole oppure circondate da persone che ci vogliono bene, aver la possibilità di accomiatarci da ognuna di loro (una partecipante ci porta l'esempio di una sua amica che ha organizzato le porte aperte curando anche l'accoglienza durante le ultime settimane dedicando poi un momento individuale a ciascuna visita), preparare oggi una raccolta di fotografie dei momenti belli della vita da guardare una volta inchiodate al letto, essere ricordata tramite la posa di una panchina nella natura, poter usufruire eventualmente delle cure palliative a domicilio, avere delle cure che non ci annebbino il cervello per poter vivere il passaggio in modo conscio. Grazie a una partecipante dalla lunga esperienza in ambito sanitario veniamo a conoscere meglio anche vari aspetti delle cure palliative.
24.01.2020 – La successione e il testamento, con l'avv. Camilla Ghiringhelli
L'incontro è un fuoco di fila di domande: tale e tanto è l'interesse per il tema che quasi non lasciamo all'avvocata il tempo di rispondere. Scopriamo così le regole previste dalla legge, le quote riservate ai diversi eredi, l'opportunità o no di redigere un testamento, i punti importanti da considerare. Uno spazio vien dato anche ai casi sempre più frequenti delle famiglie ricostituite, delle coppie di fatto e di quelle registrate, e di figli in situazioni ereditarie particolari. Attraverso molti esempi concreti scopriamo la complessità della materia e ci rendiamo conto della necessità di ricorrere a una consulenza legale approfondita in caso di situazioni complesse sia per i rapporti fra le persone, sia per la presenza di sostanza immobiliare. Un pomeriggio che ci dà molti spunti, non da ultimo per riuscire eventualmente a porre domande più mirate al/la nostra/o legale qualora decidessimo di ricorrere noi stesse a una consulenza.
2019
10.12.2019 – Le nostre paure
Sono tante e assai diverse le paure. Ci son paure legate al contesto in generale e paure più prettamente legate alla nostra persona e alla nostra età. Fra le prime ricordiamo la situazione politica e sociale, l'ambiente, le risorse finanziarie, lo smarrimento di fronte alle nuove tecnologie ecc. Fra le seconde le fragilità varie che ci colpiscono con crescente frequenza (malanni, dimenticanze, difficoltà motorie, mancanza di energia e del solito slancio, incapacità di fare ciò che davamo per scontato, ecc.). Sappiamo che le paure sono più impressionanti di notte che alla luce del giorno, e anche che sono spesso paralizzanti. Per questo è importante cercare di vederne non solo il loro lato oscuro (bicchiere mezzo vuoto), ma anche quell'aspetto che può permetterci di andare oltre, di ridimensionarle almeno se proprio non riusciamo a superarle. Al tempo che scorre veloce sono poi legate altre paure: la paura di non averne a sufficienza per tutto quello che si vorrebbe o dovrebbe fare. Per non lasciarci sopraffare dobbiamo imparare a scegliere, e scegliere senza troppi scrupoli per quello che tralasciamo: le energie calano e non possiamo volere e fare tutto. Nel tempo disponibile vogliamo inoltre poter inserire attività o pause per le quali possiamo dirci "ora me le concedo".
11.11.2019 – “Se penso che un giorno non ci sarai più…”
È difficile pensare che possa mancare una persona alla quale siamo molto legate (coniuge, partner, figlio o figlia, nipote o amica del cuore). E ci costa un vero sforzo affrontare le nostre paure in merito. Perciò proviamo ad avvicinarci al tema per mezzo di alcuni testi e poesie, nonché di immagini, creando ognuna un collage. Dalla condivisione emergono paure e preoccupazioni di vario tipo. Discutiamo come affrontarle e pensiamo anche alle risorse che dovremo mobilitare.
28.07.2019 – Gita meditativa al Lucomagno
Una facile passeggiata nello stupendo paesaggio montano bleniese ci consente di ricordare persone a noi care.
14.05.2019 – Temi vari
L'incontro è riservato a una discussione libera. Parliamo dell'approccio alla morte in altre culture, le lapidi di un tempo con le loro scritte e ciò che tradiscono dell'atteggiamento verso la morte dei nostri antenati, i riti di commiato odierni o la rinuncia ad essi e ciò che questo comporta per chi resta, i desideri riguardo a come essere trattate nell'ultimo tratto di vita, la spiritualità nelle sue svariate declinazioni, e in particolare di alcune questioni del diritto successorio che vorremmo aver chiarite in un prossimo incontro.
22.01-26.3.2019 – Retrospettiva di vita, II-IV parte
Lavoriamo come gruppo chiuso sulla retrospettiva della nostra vita. Rivediamo alcune scene del filmato che ci facilitano il compito di recuperare i ricordi. Rievochiamo ricordi positivi, cosa facile e gioiosa, ma anche ricordi dolorosi, cosa meno scontata e anche assai più difficile, cercando di collocarli nei nostri percorsi di vita. Perché, come ci ricorda la psicoterapeuta Verena Kast nel suo libro, ciò che davvero conta è la vita vissuta.
2018
03.12.2018 – Retrospettiva di vita, I parte
Diamo avvio al ciclo sulla retrospettiva di vita guardando scene di un filmato nel quale le persone rievocano momenti belli e momenti brutti della loro esistenza. Le diverse situazioni riattivano in noi molti ricordi e ne consegue uno scambio vivace e ricco di ulteriori spunti per ognuna.
08.10.2018 – Io e il corpo morente, io e il corpo morto
Affrontiamo questo tema visionando via via una serie di toccanti fotografie ed esprimendo i pensieri che le situazioni raffigurate suscitano in noi. Si tratta di immagini di persone morenti riprese mentre venivano curate, ricevevano una visita e in altri momenti della loro giornata, ma anche di persone morte pronte per la veglia funebre. Sono fotografie sia recenti sia d’inizio Novecento che ci stimolano anche a riflettere su come cambia il pensier, cambiano le possibilità e anche gli atteggiamenti nel tempo.
1-2.06.2018 – I lutti della vita, seminario con la psicoterapeuta dr. Caterina Wolf
Come affrontare le perdite e aprirsi creativamente al cambiamento. In questi incontri parleremo del tema della separazione e della perdita, un tema con cui tutti ci dobbiamo confrontare nel corso della nostra esistenza, e che fa parte della nostra realtà umana. E rifletteremo sui modi in cui questa realtà può essere affrontata.
Il lutto è un aspetto essenziale, e non patologico, dell'esistenza. Ma è anche una realtà che ci costringe a prender atto della nostra grande fragilità, che ci rende coscienti del fatto che il nostro benessere dipende da tantissimi eventi sui quali non abbiamo nessun controllo, ma anche del fatto che abbiamo la capacità di sopportare e superare il dolore e di uscirne rafforzati.
Noi tutti affrontiamo questi eventi secondo modalità che ci sono proprie, ma oltre le nostre reazioni individuali riconosciamo nel lutto fasi tipiche, accompagnate da emozioni, sentimenti e comportamenti comuni a tutti. E questo ci insegna che il lutto non è un evento che viviamo passivamente, ma è un processo creativo che coinvolge tutta la nostra persona e la nostra identità. Coinvolge anche coloro che ci sono vicini, le nostre relazioni, l'ambiente sociale, il sostegno del prossimo. Ma esige da noi la capacità di sopportare il cambiamento e accettare la trasformazione. Ed è proprio ciò che accade ogni volta che attraversiamo il lutto per una perdita importante: dopo non siamo più gli stessi, dopo siamo cambiati.
Per introdurre la discussione vedremo insieme un film di parecchi anni fa, che molte di voi conoscerete già. Si tratta di "Viaggio in Inghilterra" di R. Attenborough. Gli attori, straordinari, sono Anthony Hopkins e Debra Winger. La vicenda riguarda persone realmente esistite: lui, C.S. Lewis, saggista e romanziere, fu per lunghi anni professore di medievalistica all'università di Cambridge. (È anche l'autore della saga di Narnia!) Lewis incontrò e poi sposò, in età già matura, una nota poetessa americana – in viaggio appunto in Inghilterra – Joy Gresham, madre di un ragazzino di 9 anni e donna di grande originalità e indipendenza. Il film ci racconta la storia del loro incontro, gli sviluppi della loro relazione, e infine la malattia e la morte di lei. E insieme il lutto doloroso e creativo di entrambi, e del bambino. Si tratta di un film fittissimo di spunti per la nostra riflessione, e mi auguro che possa tutte arricchirci.
14.05.2018 – Rimpianti
Prendiamo lo spunto da una citazione: “È meglio avere rimorsi che rimpianti”. Parliamo delle differenze fra i due concetti (rimorsi > mordere > contiene una componente di aggressività intesa in modo sia positivo sia negativo; rimpianti > piangere > può sconfinare nella depressione). C’è chi vede nei rimpianti la consapevolezza di una vita non vissuta, mentre spera che i rimorsi non siano troppo forti, non suscitino troppa vergogna.
Tornando ai rimpianti, ne elenchiamo alcuni che le partecipanti provano. Ma ci rendiamo anche conto che taluni erano più forti in passato che non oggi, altri forse no. Vi è chi ricorda che non possiamo giudicare ciò che abbiamo sbagliato o omesso in passato con il metro di oggi, le conoscenze e il bagaglio di esperienze attuali; allora avevamo comunque fatto appello a tutte le risorse di cui disponevamo in quel momento. Qualcuna osserva che certi rimpianti si ripresentano in determinati frangenti. E qualcun’altra ci ricorda che spesso progrediamo in modo circolare, a spirale: quando, dopo qualche tempo, questi rimpianti ritornano alla mente noi siamo comunque avanzate e li vediamo con altri occhi, ricche di altre esperienze, perciò tendono a farci meno male. Inoltre parliamo anche dei rimpianti legati al fatto che altri hanno commesso qualcosa di grave che si ripercuote su di noi, del caos e della disperazione del momento, degli interrogativi che rimangono nel tempo.
E non si può certi parlare di rimpianti senza rievocare anche l'indimenticabile Edith Piaf con la sua canzone Non, je ne regrette rien.
A un certo punto è comunque bene accogliere ciò che fu nel nostro bagaglio di ricchezze personali: le esperienze, che siano state sia positive sia negative, hanno fatto di noi ciò che siamo e continuiamo a diventare.
Concludiamo interrogandoci su che cosa possiamo fare d'ora in poi per evitare di provare un domani grandi rimpianti? A ognuna di trovar la sua risposta. Fra noi c’è chi pensa a vivere nel presente, chi a curare maggiormente le relazioni, chi a realizzare un desiderio o piccolo progetto, chi a condividere con altri competenze esperienze o disponibilità di tempo, chi a…, insomma cose che ci nutrono, ci fanno sentire vive, ci fanno provare la gioia di essere in una rete con le persone e l’ambiente.
12.03.18 – Accompagnare qualcuno nel lutto
Dopo una lunga pausa iniziamo ripercorrendo i temi trattati dall’inizio dei nostri incontri e tracciamo un bilancio dell’attività svolta. Essa ci ha portate metaforicamente a circumnavigare l’Isola della Morte, permettendoci di considerarla sotto vari aspetti, informarci meglio su temi specifici, esprimere pensieri e preoccupazioni nonché condividere esperienze in un clima di accoglienza. Il gruppo esprime il desiderio continuare con questa esperienza positiva.
La seconda parte dell’incontro ci porta a uno scambio su modalità ed esperienze dell’accompagnamento durante il lutto. Iniziamo con il lutto conseguente alla rottura di una relazione di coppia: un fatto che si verifica con una certa frequenza anche fra persone in età. Ci chiniamo dunque sulla situazione della donna implicata, ma anche delle persone della sua cerchia di riferimento, siano esse adulti o ragazzi. Il tema dell’accompagnamento è dunque solo abbozzato e lo riprenderemo presto.
2017
04.12.2017 – Caffè di Sora Morte: incontro con la fotografa Sabine Cattaneo
La giovane fotografa luganese ci presenta la sua tesi di master Diritto alla morte, una scelta di vita: rappresentazione della fine della vita in seno alle associazioni per il diritto di morire nella dignità attive in Svizzera, un lavoro per il quale è stata insignita del prestigioso primo premio del Sony World Photography Award 2017, nella categoria Professionisti/Concettuale. La fotografa traccia una breve storia della raffigurazione della morte e del grande cambiamento indotto dall'avvento della fotografia. Parla poi dell'impossibilità di raffigurare l'attimo della morte e delle possibilità di ritrarre il prima e il dopo mostrandoci degli esempi. I suoi scatti raffigurano invece con sensibilità ambienti vuoti, luoghi legati al suicidio assistito, i quali suggeriscono ciò che è accaduto, invitandoci a riflettere. Un tempo la morte era un fatto sociale, vi partecipavano famiglia e comunità; oggi è piuttosto un fatto individuale, che avviene nella solitudine. Le fotografie ci parlano anche di questo.
02.11.2017 – Lumini-ricordo sul fiume nel giorno dei Morti
È già buio. Ci mettiamo in cammino. Il gorgoglio della Verzasca ci accompagna. Una scaletta contorta ci aiuta a scendere fino a un gomito del fiume dove l’acqua scorre lentamente. Pendiamo i nostri gusci di noce di cocco, fissiamo le candeline in cera d’ape, accendiamo i nostri lumini e li mettiamo a galleggiare dolcemente. Ci concediamo un momento di raccoglimento nel silenzio della notte e lasciamo correre i pensieri a chi non è più tra noi ma ci ha lasciato tanto. Alcune intonano un canto. Ascoltiamo un po' di musica. Leggiamo una poesia. Pian pianino le piccole luci scompaiono.
18.9.2017 – Caffè di Sora Morte: la morte scelta e riti di commiato personalizzati
La psicologa Erika Goergen ci parla della sua lunga esperienza nell’accompagnare persone che hanno scelto il suicidio assistito. Sono sempre persone che hanno raggiunto uno stadio gravissimo della malattia, hanno sperimentato ogni possibile trattamento, hanno spesso conosciuto anche i pregi e i limiti delle cure palliative. A fronte di una situazione senza scampo vogliono uscire dalla vita con dignità. Erika Goergen ci fa notare più volte quanto siamo fortunate in Svizzera dove il suicidio assistito è consentito dalla legge: per noi è un’opzione in più – che possiamo o no considerare – e possiamo scegliere. La decisione in merito è ovviamente personalissima e, di regola, è presa solo in seguito a lunghi ripensamenti. È una decisione per la quale è inoltre preferibile avere l’assenso dei parenti più stretti perché rappresenta un peso notevole anche per loro.
Quanto al secondo tema, Erika Goergen ci dice che un commiato laico, che riunisca per un momento parenti e amici e che rispetti i desideri del defunto, è oggi un’esigenza sempre più sentita. Ognuno è chiamato a trovare la modalità più appropriata: un momento meditativo, un incontro, la rievocazione della biografia, uno scambio di ricordi e fotografie, una vera e propria festa.
24.4.2017 – Caffè di Sora Morte: primo incontro pubblico
L’idea di realizzare questo evento pubblico la dobbiamo al sociologo romando Bernard Crettaz e al suo libro Cafés mortels (v. sotto). Il nostro Caffè di Sora Morte si tiene in un bar nel centro storico di Bellinzona. Le persone nuove che si aggregano per riflettere e discutere sono quattro. Questo ci mostra quanta reticenza circonda ancora il tema della morte nella nostra società. Ciononostante entriamo subito nel vivo e affrontiamo diversi temi. Ripercorriamo così alcune problematiche sollevate nei precedenti incontri del gruppo Sora Morte, aggiungendovi nuovi punti di vista, nuove esperienze. Abbiamo modo di parlare della difficoltà di "parlar di morte" con altri; delle scelte possibili in caso di una diagnosi senza scampo, quali le cure palliative e il suicidio assistito; della necessità di pensare alle ultime disposizioni; di esperienze fatte o di desideri riguardo al funerale, e altro ancora.
Le partecipanti si dicono contente dell'esperienza di questo incontro pubblico e vedono di buon occhio la possibilità di un nuovo Caffè di Sora Morte, magari in un'altra località, proprio per rompere quel silenzio che circonda solitamente l'argomento.
20.3.2017 – Fino all’ultimo respiro, una lettura
Leggiamo l’ultimo capitolo del libro L’uscita di Ruth Schäubli-Meyer. L’autrice racconta, in forma romanzata, il periodo conclusivo dell’accompagnamento al suicidio assistito del marito affetto da demenza. Scopriamo così momenti di gioia per la bellezza dell’universo, le amicizie, gli affetti, intercalati da altri di abbandono e sconforto per la consapevolezza della situazione in cui ci si trova e la drammaticità e definitività della scelta che ci si appresta a compiere. E’ anche il momento di un bilancio esistenziale che, per la coppia, culminerà nella constatazione: "l’amore può tutto".
La nostra discussione ruota poi attorno al fatto che – anche quando le decisioni di principio riguardo alla morte accompagnata fossero prese con decenni di anticipo, come in questo caso – la decisione in merito al "momento giusto" è sempre difficilissima da prendere. E i tentennamenti ("solo ancora un giorno") sono perennemente in agguato. La vita in noi, per fragile che sia, si ribella con forza. Non lasciarsi sfuggire il momento giusto prima di non essere più in grado di intendere e volere diventa un atto di coraggio, come conferma alla vedova un amico di famiglia.
20.2.2017 – Un rito funebre alternativo
Una partecipante ci racconta di una vera e propria festa commemorativa cui ha assistito nella Svizzera nordoccidentale e che le ha lasciato un gran bel ricordo. Qualche settimana dopo la cremazione, la famiglia aveva organizzato con calma il ritrovo di parenti e amici nell’ambito di un pranzo funebre come si usa oltre Gottardo. E’ stata l’occasione per rievocare il defunto con l’abituale breve biografia; ma poi ogni partecipante che lo desiderasse ha potuto ripercorrere un momento di vita o di lavoro condiviso, un’abitudine, un gesto particolare legato ai comuni ricordi. Il tutto intercalato dalle musiche preferite e da belle fotografie scattate dal defunto, un appassionato fotoamatore. Questa condivisione ha consentito a tutti di avvicinarsi ancor più a questa persona e di apprezzarla anche per degli aspetti che non sempre si conoscevano.
Quanto a altre forme di ricordo abbiamo sentito di un’amica perfettamente serena di fronte alla morte imminente proprio per aver pensato a tutto, persino a scrivere un pensiero a ogni persona cara mediante lettere di tre tipi: per i famigliari, gli amici, i conoscenti. Saranno spedite dalla figlia.
Un’altra donna ha invece preparato un ciottolo-ricordo per ognuno dei suoi cari: vivacemente colorato sopra, recante una frase o motto individuale sotto.
Durante il nostro incontro abbiamo però anche rievocato i funerali di un tempo: feretro trainato dai cavalli, corteo di persone silenziose in nero, uomini e donne separati, quest’ultime che pregano senza posa, nonché i riti in cimitero e le usanze dopo la morte. Il tutto corredato da una interessante presentazione fotografica.
23.1.2017 – Il cimitero allegro
Una partecipante ha scoperto durante un viaggio in Romania il cimitero allegro di Sapanta. Il suo resoconto e le fotografie ci permettono di conoscere i riti funebri di un altro paese e una moltitudine di coloratissime lapidi sovrastate da croci col loro tettuccio protettivo. Sono intarsiate nella quercia, hanno uno sfondo blu intenso in varie gradazioni, sono decorate con scene della vita del defunto e recano iscrizioni, talvolta ingenue, poetiche o satiriche, che lo descrivono nel bene e nel male.
Ci colpisce in particolare quella di un beone morto in un incidente stradale, con tanto di considerazioni non proprio elogiative dei suoi compaesani; o quella della prostituta che su un lato della lapide è raffigurata in tenuta di lavoro ma munita di ali, e dall’altra come persona stimata da molti per le sue doti umane. Ci colpisce pure la libertà di quella comunità di ricordare la persona defunta in tutte le sue umane sfaccettature e non solo per i suoi aspetti più meritevoli, talvolta corretti di proposito in quel senso, come si usava e ancora si usa spesso qui da noi.
2016
02.12.2016 – Il "Caffè di Sora Morte" e altro
Caffè di Sora Morte, ecco il nome del café mortel sperimentale (v. sotto) col quale vorremmo offrire anche ad altre donne la possibilità di avvicinarsi al tema della morte. Ne discutiamo dunque alcuni aspetti della realizzazione pratica.
E discutiamo pure a ruota libera alcuni temi che stanno a cuore all’una o all’altra di noi. In particolare il desiderio di affrontare l’arte di vivere e l’arte di morire nell’ambito di una riflessione (auto-)biografica, oppure il desiderio di disporre di un cimitero nel bosco e della possibilità che si realizzi in Ticino, magari sul modello svizzerotedesco del Friedwald.
21.11.2016 – I cafés mortels di Bernard Créttaz
All’indomani della trasmissione Storie della RSI con il filmato “Quello che resta” e l’intervista al sociologo romando Bernard Crettaz, abbiamo letto il suo libro Cafés mortels – Sortir la mort du silence.
Perciò ora discutiamo l’idea di realizzare qui da noi un progetto simile. Un caffè mortale è un incontro pubblico che si tiene in un bar o ristorante, durante il quale le persone convenute discutono liberamente di morte. Crettaz ha scelto il ritrovo pubblico reputando che in un clima di amicizia, e con il bicchiere in mano, risulti spesso facile sollevare anche temi scabrosi. Il nostro gruppo è favorevole all’idea di realizzarne uno.
2.10.2016 – Filmato A short stay in Switzerland
Nel web scoviamo questo filmato. Racconta la vicenda una medica inglese che, colpita da una malattia cerebrale debilitante, decide di ricorrere al suicidio assistito. Ciò la porterà in Svizzera.
Il film tratta il tema con estrema delicatezza. Colpisce noi tutte per i vari dilemmi in cui vengono a trovarsi le persone facenti parte della vasta rete sociale della dottoressa. Ci colpisce anche per la lacerazione interiore che i figli devono superare prima di riuscire ad accompagnare la madre durante il suo viaggio e al momento del suo passo estremo.
10.6.2016 – Collage
Questa volta riflettiamo sulla morte ritagliando immagini da cartoline e riviste. Lo scopo è di comporre un collage che rifletta il nostro pensiero, le nostre emozioni o anche le nostre paure. La condivisione delle riflessioni che segue ci mostra quanti possano essere gli approcci e i punti di vista su questo tema.
18.3 e 13.5.2016 – Pensare la fine e vivere fino all’ultimo
A mo’ d’introduzione ci interroghiamo a vicenda su alcuni punti legati a queste tematiche. E poiché alcune di noi hanno visto il film Zu Ende leben lo sintetizzano. Esso narra l’esperienza di un uomo di mezza età – sportivo, intraprendente e dallo spirito solare – confrontato a sorpresa con una diagnosi terminale. Decide dunque di vivere bene il periodo che gli rimane malgrado gli inevitabili alti e bassi. La sua vicenda fa da sfondo a interviste con personalità svizzerotedesche sul tema della fine della vita.
Discutiamo su alcuni dei temi inerenti alla fine e riflettiamo sull’importanza che ha la mortalità nel rendere la vita un dono prezioso, da non sprecare.
19.02.2016 – Comunicazione II
Ripresa e approfondimento del tema della comunicazione (v. sotto). Un tema ostico dal quale rifuggiamo perché ci impone di pensare come possibilità concreta l’impensabile. Così ricorriamo al fotolinguaggio per superare lo scoglio. Le fotografie scelte nel mazzo ci permettono di interrogarci su come parlare della morte con i famigliari o altre persone di riferimento, per esempio in vista della stesura del testamento o di altre disposizioni. Ma anche su come parlare della morte in presenza di una malattia terminale. O parlare della morte con parenti e amici, coinvolgendoli magari nei preparativi del commiato.
15.01.2016 – Elogio funebre per noi stesse
Accogliendo il suggerimento di una partecipante, dedichiamo l’incontro all’elogio funebre preparato da ognuna per sé stessa. Le forme scelte sono diverse: un testo scritto da noi su di noi, una canzone che ci ha accompagnato nella vita, una poesia che ci ha toccate particolarmente, un epitaffio che riassume la nostra vita in poche parole significative.
Segue poi uno scambio vivace e animato su come vorremmo essere ricordate. E sul fatto che i nostri desideri in tal senso implichino un impegno da parte nostra per essere ricordate come ci piacerebbe che lo fossimo.
2015
04.12.2015 – Comunicazione I
Scambio sulle nostre esperienze in merito alla comunicazione riguardante la morte. Ci soffermiamo in particolare sulle esperienze avute da bambine, nonché sulle relazioni fra adulti e bambini in caso di morte in famiglia o nella cerchia più vasta di amici (anche compagni di scuola) e conoscenti: eventi che nel bambino suscitano comunque innumerevoli domande.
Visioniamo in seguito una serie di albi illustrati. Essi presentano con un soffio di poesia l’ineluttabile come un fatto legato al normale corso della vita e permettono di trovare le parole adatte per parlare con i bambini. Un libro diverso è invece quello indirizzato agli adulti, che tratta il tema della comunicazione con bambini e adolescenti.
02.11.2015 – Una mostra
Per i Morti, visitiamo la mostra Lebenskunst und Totentanz (L’arte di vivere e la danza macabra) nella suggestiva cornice della chiesa conventuale di Kappel am Albis/ZH: chiesa e spazi conventuali che abbiamo poi la fortuna di scoprire meglio grazie ai contatti di un’avaeva che vi aveva lavorato tempo addietro.
Una mostra interessante che ci consente pure di scoprire come le persone abbiano riflettuto sulla vita e sulla morte attraverso le varie epoche, e abbiano tentato di raffigurare quest’ultima attraverso la pittura, la scultura, la musica, la pubblicità, l’oggettistica, lasciandoci una testimonianza delle preoccupazioni sentite nei vari momenti storici, compreso il nostro.
15.06.2015 – Il Docupass
Presentazione della cartella previdenziale Docupass da parte di due assistenti sociali di Pro Senectute. La cartella contiene la traccia per allestire le direttive del paziente, le disposizioni in caso di morte, il mandato precauzionale, nonché una tessera previdenziale.
Inoltre vien presentata una piccola guida alla stesura del testamento, elaborata dallo stesso ente. Al tutto fa seguito una vivace discussione sui punti che ci toccano particolarmente.
18.05.2015 – Un viaggio virtuale
Condivisione sui viaggi virtuali ideati da ognuna, risp. su una passeggiata meditativa realmente effettuata, partendo dallo stimolo fornito durante l’incontro precedente dal filmato La luce dell’ombra di Giosanna Crivelli (v. sotto).
Segue una discussione sui possibili progetti che ciascuna vorrebbe ancora realizzare in questa ultima fase di vita e/o sulla cosa importante che va assolutamente ancora fatta.
20.04.2015 – Film La luce dell’ombra
Visionamento de La luce dell’ombra della fotografa Giosanna Crivelli e scambio sulle prime impressioni, come pure riguardo a una serie di domande di approfondimento elencate su una scheda.
Segue un momento meditativo di visualizzazione di un "viaggio" a misura di ognuna di noi. Da esso emergono la consapevolezza di non voler sprecare il tempo che ci resta e il desiderio di non rimandare decisioni e progetti, di osare a fare ciò che desideriamo ("i sogni nel cassetto fanno la muffa!"), nonché di godere ogniqualvolta ci si presenti l’opportunità. Emerge pure, come un possibile progetto, l’idea di scrivere un’autobiografia: sia come prassi di cura di sé; sia come testimonianza del nostro vissuto in un’epoca che ha conosciuto profondi stravolgimenti; sia come dono ai famigliari, ai nipoti in particolare. Ed emerge l’idea di fare un viaggio virtuale alla ricerca di risposte per questa nostra stagione di vita.
06.03.2015 – Le cose importanti
Scambio su ciò che ci è importante riguardo alla fine della nostra vita, con approfondimento dei vari aspetti del commiato e, in particolare, riguardo alle necessarie scelte quanto alle disposizioni da prendere, alle modalità della morte (come, con chi accanto?), a un possibile cerimoniale. Emerge anche il desiderio di far ordine (dentro di sé, come pure in casa) e di ridurre e semplificare tutto per sentirsi più tranquille e serene.
09.02.2015 – Temi
Primo approccio ai temi che vorremmo trattare durante gli incontri e primo sondaggio di possibili approfondimenti.
2014
05.12.2014 – Noi e la morte
Riflessione sul tema della morte in generale e sulle esperienze fatte sia da ragazze che da adulte di fronte alla morte di persone care. La discussione è facilitata dall'impiego di una serie di belle fotografie che ci consentono di esprimerci anche quando fatichiamo a trovare le parole.